Brianza, dentro al Codice Rosso: sempre più “le famiglie polveriera”

Il punto a quattro anni dalla introduzione della legge 69, Codice Rosso, con la presidente della Camera penale di Monza, Noemi Mariani.
Violenze in famiglia, contro le donne, violenze di genere - foto Freepik.com
Violenze in famiglia, contro le donne, violenze di genere – foto Freepik.com

Mariti e compagni che maltrattano mogli e compagne. E viceversa. Papà (e mamme) che lo fanno con i figli. Ci sono tante famiglie”polveriera” anche a Monza e in Brianza. E poi rapporti sentimentali malati. E gli avvocati ne sanno più di qualcosa. Il Codice Rosso, la legge 69, la “corsia preferenziale”, come all’ospedale, per garantire innanzitutto tutela in tempi rapidissimi a donne e soggetti deboli vittime di violenze domestiche e di genere, ha compiuto quattro anni. Bilancio? «Non servono ulteriori norme incriminatrici né inasprimenti delle pene attuali, già pesanti. Occorre piuttosto lavorare a monte, sull’aspetto culturale».

Brianza, dentro al Codice Rosso: intervista a Noemi Mariani, avvocato e presidente della Camera Penale di Monza

A dirlo è Noemi Mariani, nella duplice veste di legale, a Monza, e presidente della locale Camera Penale, associazione che fa capo alla unione delle Camere penali di Roma, una realtà che «raccoglie gli avvocati penalisti del territorio» e collabora con l’ordine degli avvocati, il Tribunale e la Procura del capoluogo, «per le varie tematiche e problematiche che possono riguardare l’esercizio della giurisdizione in generale».

Monza Noemi Mariani avvocato e presidente della Camera Penale locale
Monza Noemi Mariani avvocato e presidente della Camera Penale locale

«Dal nostro punto di vista, come avvocatura, sul territorio del circondario di Monza il Codice rosso trova assolutamente applicazione da parte della Procura e del Tribunale e ci sono, già da tempo, magistrati, sia pubblici ministeri che giudici, specializzati nei reati inerenti le fasce deboli. Sono inoltre decisamente coinvolte la Questura, anche in termini di ammonimento e, in generale, tutte le forze dell’ordine. Inoltre, chi presenta denuncia, viene immediatamente informato circa tutte le realtà del territorio che forniscono sostegno».

Brianza, dentro al Codice Rosso: la messa in sicurezza delle persone offese

Anche la messa in sicurezza delle persone offese funziona: «Preliminarmente all’avvio di eventuali indagini e dall’emissione di misure cautelari a carico di un indagato, quando ad esempio si tratta di minori è immediata la comunicazione al Tribunale dei Minorenni e ai servizi sociali, che si attivano per valutare, in primis, se sia necessaria una messa in sicurezza in una casa famiglia o casa protetta» spiega ancora Mariani.

L’avvocatura non dispone di dati ufficiali, tuttavia, da esperienza, i reati da Codice Rosso, nel territorio, «sono molto diffusi», tanto che, l’associazione, ha lanciato un progetto di sensibilizzazione con le scuole «dalla grande risposta», per spiegare ai ragazzi i principi costituzionali, «ma poi si finisce inevitabilmente a parlare dei fenomeni che colpiscono di più la loro sensibilità», quelli da Codice Rosso, appunto.

Brianza, dentro al Codice Rosso: i numeri delle denunce per stalking e violenze

Se il dato nazionale parla di archiviazione della metà, fino a punte del 70 per cento, delle denunce da Legge 69, secondo l’Avvocatura il dato monzese sarebbe decisamente inferiore: «Noi vediamo che la maggior parte delle denunce per maltrattamenti, stalking e violenze arrivano perlomeno all’udienza preliminare e molto spesso si giunge a dibattimento. Certo, ci sono poi denunce per le quali, è giusto dirlo, il processo rivela una realtà magari un po’ differente e ci possono essere assoluzioni, oppure emergono contesti conflittuali ma caratterizzati da reciprocità e quindi, a volte, si accede alla mediazione».

Gli avvocati si trovano, tra l’altro, a difendere sì perlopiù le persone indagate imputate, ma anche le persone offese con costituzione civile per il risarcimento del danno: «Quindi vediamo i due lati della medaglia, ciò a livello professionale arricchisce e dà una visione bipartisan».
«Per questo tipo di reati – spiega ancora la presidente – i processi sono complessi e i giudici e i pubblici ministeri tendono ad approfondire molto non lasciando nulla al caso, anche perché, sovente, trattandosi di reati endofamiliari, non ci sono testimoni terzi né prove oculari, quindi va sentita tutta la schiera di conoscenze e amicizie. Diventano dibattimenti decisamente impegnativi e delicati».

Brianza, dentro al Codice Rosso: la fotografia delle denunce

E ci sono denunce “strumentali”, in particolare nell’ambito delle separazioni? «Non dovrebbero esserci, capita, ma vengono sbugiardate in fretta. C’è grande capacità di capire quando c’è un bluff. Certo, ci sono casi di donne, uomini o bambini che magari subiscono per anni nel silenzio e poi trovano il coraggio di denunciare perché scatta qualcosa, ma quando ci sono di mezzo separazioni o divorzi particolarmente conflittuali sono i magistrati, per primi, a valutare molto attentamente le accuse reciproche».
Non sono solo le donne vittime di reati da codice rosso: «Capitano casi a parti invertite, certo, così come maltrattamenti sui figli, e in quest’ultima manifestazione non è raro che sia anche la mamma il soggetto accusato, piuttosto che il papà. Non dico la metà delle volte, ma ci si avvicina. È invece marginale la casistica della donna che maltratta l’uomo».