Un milione di euro. Salvo ricorso in Appello per ritardare l’esecutività della sentenza è arrivato il momento di pagare. Dopo quanto stabilito ad aprile dello scorso anno dal Tribunale di Milano, seconda sezione civile, entro il 30 settembre Regione Lombardia dovrà essere risarcita per quanto sborsato per fare fronte al “disastro ambientale” della notte del 22-23 febbraio 2010, quando circa 2.400 tonnellate di gasolio e olio combustibile furono sversati nella aree circostanti della allora Lombarda Petroli di Villasanta, dichiarata fallita nel 2017, terminando nella fognatura fino a raggiungere il depuratore di San Rocco di Monza e quindi il Lambro e poi, via via, il Po e, infine, il mare Adriatico “con effetti devastanti sui fiumi, sulla fauna ittica e fluviale e sui territori adiacenti”.
Ex Lombarda Petroli, scatta l’ora dei risarcimenti: gli “interventi di prima urgenza”
Un disastro colposo per il quale, negli anni scorsi, sono stati condannati custode e proprietario, all’epoca dei fatti, della ex raffineria. La Regione, nel 2018, ha promosso la causa civile per il risarcimento del danno, quantificando, l’esborso per gli “interventi di prima urgenza”, per la tutela del Parco regionale della Valle del Lambro, per quanto fatto da Arpa (Agenzia regionale per l’Ambiente) e per i presunti danni di immagine patiti.
Nell’immediatezza, appena venuto alla luce il disastro in corso, Regione e altri Enti, come la Protezione Civile, intervennero chiudendo il depuratore di San Rocco e le dighe delle centrali elettriche lungo il Lambro e il Po e approntarono interventi di contenimento per fermare la “marea nera” usando sbarramenti e teloni assorbenti.
Ex Lombarda Petroli, scatta l’ora dei risarcimenti: le condanne in sede penale e il risarcimento danni di 1.045.908,27 euro
In primo grado il giudice ha stabilito che, a pagare debbano essere i due condannati in sede penale, procedendo quindi ad accertare l’entità del danno e il conseguente risarcimento.
L’allora titolare della Lombarda Petroli ha chiesto invano il rigetto della domanda, contestando, tra l’altro sia la portata dell’accaduto che la misura dell’indennizzo richiesto, ma soprattutto ritenendo irrilevante la propria condanna penale rispetto alla rifusione del danno in quanto assolto dal reato di disastro doloso, senza che la Regione avesse impugnato la sentenza e avanzato pretese risarcitorie in Appello.
Il giudice, tuttavia, escludendo l’ammissibilità in sede civile di altre versioni dei fatti rispetto a quelli accertati dal giudice penale, che ha ritenuto l’allora proprietario comunque responsabile del disastro, ha accolto la richiesta della Regione condannandolo, insieme al custode, in solido tra loro, a pagare 1.045.908,27 euro.
La sentenza definitiva è stata notificata nelle scorse settimane e ora i due debitori avranno tempo fino al 30 settembre per saldare, fatta salva la possibilità di ricorrere in Appello entro trenta giorni dalla notifica.