Pedemontana: il ponte avveniristico sull’Adda finito nel nulla. E quello nuovo è peggio del primo

Tra le opere di Pedemontana c'è anche il ponte sul fiume Adda che da miracolo futuristico dell’ingegneria civile, si è trasformato in tutt’altra opera.
Il progetto del ponte sull'Adda
Il progetto del ponte sull’Adda

Più che il ponte sul fiume Kwai, assomiglia sempre di più a Don Camillo. Dall’autostrada che finisce nel nulla al ponte “minato” (metaforicamente, s’intende). Sono i misteri insondabili di Pedemontana e fra questi ce n’è uno che ancora sembra avvolto dalle nebbie. Proprio come nella bassa di Guareschi. È il ponte sul fiume Adda che da miracolo futuristico dell’ingegneria civile, così com’era previsto dal primo progetto, si è trasformato in tutt’altra opera. Opera che però rischia ora di creare più problemi di quanti ne vorrebbe risolvere. Come diceva Flaiano, la situazione è grave, ma non seria. O forse no. È anche seria, almeno per i comuni del Vimercatese che di fatto si ritroverebbero a gestire sul proprio territorio parte dei mezzi in uscita e entrata dalla provincia. E al contempo ritrovarsi con il patrimonio storico esistente a rischio.

Pedemontana: il ponte avveniristico sull’Adda finito nel nulla, la D-Breve e l’attraversamento sul fiume

Ma andiamo con ordine. L’avvento della D-Breve (che è oggetto di diffida da parte dei sindaci) ha modificato il progetto di Pedemontana. Con buona pace della bergamasca che non vedrà passare dal suo territorio nemmeno un chilometro di maxi strada e questo nonostante l’entusiasmo che i brianzoli dovrebbero invece nutrire per Pedemontana secondo l’assessore regionale Claudia Maria Terzi da Osio Sotto. Provincia di Bergamo.

Che l’attraversamento sull’Adda sia cosa attesa è un dato di fatto; che il nuovo intervento a ridosso dell’attuale ponte San Michele tra Paderno e Calusco sia la soluzione è però tutto da stabilire. Di certo c’è che la stessa Spa autostradale che sta tagliando boschi ad Arcore e sbancando territori a Lesmo e dintorni, non ha ancora sciolto questo nodo. Detto in altri termini, il progetto definitivo non c’è. Uno dei pochi documenti in cui si trovano indicazioni in merito è una relazione di Rfi del giugno 2024. Il documento è interessante sotto più profili, perché dà un’idea piuttosto realistica delle criticità.

Pedemontana: il ponte avveniristico sull’Adda finito nel nulla, tre ipotesi di lavoro

Sono tre le ipotesi di lavoro e per dare un’idea dell’entità dell’intervento basti considerare i costi stimati, presumibilmente al ribasso: 356 milioni di euro per la prima ipotesi, 673 per la seconda e 381 per la terza. I tempi per la realizzazione sono anche più esplicativi: dai 5 ai 6 anni di cantiere. Che in Italia rischiano di diventare 15. Lo studio era partito dall’ipotesi di intervenire a sud del ponte San Michele, ma le successive prove sismiche, i sondaggi stratigrafici e tomografici hanno dato esito inesorabilmente negativo. Il motivo? Il terreno franoso che non solo renderebbe estremamente pericoloso il passaggio di mezzi su strada e rotaia, ma – evidenzia la relazione – comporterebbe una manutenzione e verifiche di stabilità da qui all’eternità.

Troppo rischio e troppa spesa. Così si è tornati all’ipotesi precedente. Un passaggio a ridosso del ponte storico. Peccato che il ponte di San Michele risalga al 1890 e che già nel 2017 sia stato sottoposto all’attenzione dell’Unesco come patrimonio storico. Un viadotto che transita a ridosso, sarebbe sotto questo profilo un autentico disastro. Non solo. La relazione non fa cenno all’impatto del traffico sul territorio.

Tra le pagine quel che si evince è la capacità in termini di auto e corse ferroviarie, senza però indicare – da una parte e dall’altra del ponte – cosa accadrebbe. Ovvero quella “polverizzazione” del traffico temuta dagli oppositori di Pedemontana.

Pedemontana: il ponte avveniristico sull’Adda finito nel nulla, il caso di Vimercate

È il caso analogo di Vimercate e del tratto che finirebbe per inserirsi nel traffico cittadino. E quando si parla di Paderno e Calusco la questione diventa anche più impattante, data la presenza di realtà industriali ad altissima incidenza logistica. Come l’ex Italcementi (ora Heidelberg Materials) che ha ottenuto un aumento delle proprie volumetrie e di conseguenza delle proprie capacità produttive. Di tutto questo traffico nessun cenno. Eppure a parlarne c’è anche un altro studio, quello commissionato dalla provincia di Monza e Brianza al centro Pim. Che, invece ha messo in luce come il rischio sia di ritrovarsi il flusso di Pedemontana nel bel mezzo dei centri abitati o sulla Sp2 già grandemente satura. Uno scenario che, in mancanza di progetti definitivi , alimenta ulteriormente la preoccupazione.