Monza, il Natale spento dei commercianti: «I negozi ormai sono malati cronici»

Una volta il mese di dicembre faceva davvero la differenza per i conti dei negozi. Ecco una fotografia del commercio monzese sotto le feste.
Monza illuminazione di Natale - foto Radaelli
Monza illuminata per Natale – foto Radaelli

Una volta faceva la differenza: nel bilancio dell’anno il mese di dicembre riusciva a far quadrare i conti delle attività un po’ in affanno e a rimpinguare quelli di chi già, tutto sommato, poteva ritenersi soddisfatto.
Succedeva quando quando black friday e cyber monday ancora non avevano invaso il mercato italiano, quando i pre-saldi non esistevano e, soprattutto, quando molte più persone potevano contare su un certo potere d’acquisto.

Monza, il Natale spento dei commercianti: il malato cronico

Altri tempi. Per il presidente di Confcommercio di Monza e del circondario Domenico Riga «il commercio è un malato cronico» e la cura giusta «ancora non si è trovata». Certo: adesso ad esempio ci sono le iniziative organizzate da Monza e dagli altri comuni del distretto in occasione del Natale, e si tratta di iniziative «positive» perché rendono piacevole passeggiare nei centri storici e nei quartieri e magari invogliano anche a fare qualche acquisto, ma non possono essere considerate risolutive.

«Aumentano la visibilità», ma non è detto che portino alle attività quella tanto attesa boccata d’ossigeno: sottolinea infatti la delegata Confesercenti per il territorio di Monza e Brianza Ada Rosafio che «in passato dall’8, 10 dicembre e fino al 24 i negozi potevano ben sperare di guadagnare qualcosa. Ora chi può e chi non deve aspettare la tredicesima si porta avanti approfittando degli sconti offerti dal black friday e dai prezzi spesso più vantaggiosi offerti con continuità dai colossi dell’e-commerce. Va a finire – prosegue – che nelle due settimane prima di Natale si facciano solo acquisti mirati e necessari. Per tutto il resto si aspetteranno i pre-saldi e i saldi di gennaio».

Sempre più diffusa la tendenza a regalare card e buoni spesa, da utilizzare per l’acquisto di servizi (soprattutto estetici) e di capi di abbigliamento. Difficile così contrastare la situazione perdurante di crisi delle piccole attività commerciali, «almeno fino a quando non saranno definite politiche a livello nazionale riguardo la detassazione e la deburocratizzazione: Confesercenti lo fa presente da tanti anni, chiedendo da tempo anche, ad esempio, l’applicazione del canone concordato alle attività commerciali». Una passeggiata in centro (figurarsi nei quartieri) tra serrande abbassate e vetrine vuote mostra che il processo di desrtificazione commerciale ancora non si arresta.

Monza, il Natale spento dei commercianti: il rapporto umano

Eppure «siamo convinti che molti, dovendo fare acquisti, preferirebbero poter contare su un rapporto umano», aggiunge Riga precisando che si dovrebbe «riplasmare il concetto di offerta al pubblico, rendendo al contempo le città più attrattive».
Alla base, però, c’è anche un altro problema: gli acquisti rallentano (e i negozi chiudono) perché le persone non possono permettersi di spendere: il parere di Confcommercio e di Confesercenti è in linea con quello di Federconsumatori MB. Spiega il presidente Alessandro Cherubin che «la fragilità economica è sempre più diffusa: prima di pensare ai regali di Natale molte famiglie devono trovare cosa mettere in tavola, saldare i debiti e pagare le bollette».
Negli ultimi due anni, prosegue, «il costo della vita è aumentato del 17%»: sono più cari numerosi prodotti alimentari, come il caffè, il tè, la frutta e l’olio di oliva, «anche a causa dei cambiamenti climatici in atto» e poi è aumentato ancora il costo dell’energia. «Il contesto mondiale non gioca a nostro favore: prima c’è stata la pandemia, poi sono arrivate guerre e l’inflazione. Non è tempo di pensare al superfluo».