Monza: gli 80 anni della Liberazione e quella prof di ferro che scelse il Cln

La storia di Eugenia Farè negli 80 anni dalla Liberazione del 25 aprile 1945. Insegnante, nipote del sindaco di Monza Enrico Farè, scelse il Cln.
Monza, partigiani il 25 aprile 1945
Monza, partigiani il 25 aprile 1945 Fabrizio Radaelli

L’ultimo ricordo che ha è quello del suo funerale: «Una cerimonia civile, accompagnata anche dalle parole di un suo ex allievo: era commosso e ci ha fatto emozionare».
Monza, 1984: la comunità si stringe per l’ultimo saluto a Eugenia Farè. Antifascista, nipote di Enrico, ultimo sindaco di Monza prima dell’avvento del fascismo e primo della Liberazione. Le parole sono quelle di Milena Bracesco: in occasione del quarantesimo anniversario di quel 25 aprile che ha cambiato la storia, stava raccogliendo, per Anpi Monza, interviste e testimonianze di personaggi chiave impegnati nella lotta al fascismo e nella Resistenza. Sarebbero state presentate in un pomeriggio dell’ottobre 1983 al centro sportivo Nei di via Enrico da Monza, intitolato, nel 1975, proprio allo zio di Eugenia.

Eugenia Farè
Eugenia Farè

Monza: gli 80 anni della Liberazione e quella prof di ferro che scelse il Cln, la storia di Eugenia Farè e della sua famiglia “un po’ diversa”

«Ricordo quando sono andata a casa sua a chiederle se fosse disponibile a raccontarsi: era una donna autorevole, ma anche estremamente buona e generosa. Negli anni si era impegnata molto per la collettività, sia come consigliere comunale, sia come insegnante e preside. Ha accettato l’intervista ma ha voluto essere lei a scrivere», sottolinea Bracesco, rimettendo in fila i ricordi.
Eugenia Farè nasce a Milano il 27 marzo 1921 da genitori antifascisti. Nel 1929 con la madre e lo zio Enrico si trasferisce prima a Lissone, poi a Monza. Frequenta il liceo classico Zucchi.

Sono nata e vissuta in una famiglia un po’ diversa dalle altre che mi vivevano accanto. I miei primi anni sono trascorsi nell’incubo delle perquisizioni notturne dei fascisti, degli arresti di mio zio che viveva con noi, prima e dopo la morte di mio padre”: la premessa è della stessa Farè (il testo completo si può leggere anpimonzabrianza.it). Da bambina non viene iscritta all’Opera nazionale balilla e non frequenta la chiesa: la sua famiglia per questi motivi non ha molti amici ma, scrive, “quei pochi erano per me persone favolose. Erano i vecchi socialisti Motta, Crippa, Piazza, Fumagalli, a cui più tardi, quando uscì dal carcere, si aggiunse l’onorevole Riboldi, comunista. Da loro ascoltavo parole che a scuola erano proibite, conoscevo vicende di cui non si poteva parlare, ma che mi aiutavano a capire il mondo in cui vivevo e a sottrarmi al condizionamento della stampa e della scuola, fasciste o fascistizzate”.

Monza: le storie del 25 aprile

Monza: gli 80 anni della Liberazione e quella prof di ferro che scelse il Cln, gli anni della Seconda guerra mondiale

Finisce il liceo quando scoppia la seconda guerra mondiale. Nel 1942 a Monza si forma il Fronte antifascista e nello studio dello zio si incontrano numerosi oppositori del regime: “Mi chiesero una certa collaborazione, sia pure modesta, e me ne sentii profondamente onorata, soprattutto in quanto donna”.

Ormai studentessa universitaria alla Statale, Farè inizia a raccogliere e trasmettere in codice e a battere a macchina “appunti accessibili solo agli interessati”. Non le sembra, però, di fare abbastanza: così, quando nel 1943 si formano i Gruppi di difesa della donna e di assistenza ai volontari della libertà, Farè aderisce subito – era stata invitata “dall’amica Lina Riva, che lavorava nel negozio Carnelli e che teneva i contatti con Milano. A mia volta formai una piccola cellula con alcune giovani monzesi e iniziammo il lavoro”.

Monza: gli 80 anni della Liberazione e quella prof di ferro che scelse il Cln, il 25 aprile ’45 (anzi 26) e le scelte

Si laurea nel 1944: inizia a insegnare al suo vecchio liceo, lo Zucchi, e aderisce al Cnl della scuola. Quando arriva il 25 aprile ’45, “che per Monza fu il 26”, tutto cambia. “Era venuto, per me, il momento di fare delle scelte precise”: si iscrive al Partito socialista di unità proletaria.
Insegna, svolge attività politica, diventa consigliere comunale – per diciotto anni per il Psi e tre per il Pci – si impegna per il movimento femminile. Nel 1968 diventa preside di una scuola media di Lissone, che le viene intitolata nel corso dell’anno successivo alla sua morte. In quella scuola qualche tempo fa è andata a fare memoria anche Rosella Stucchi, che di lei dice: «Era grande amica di mio papà: ricordo ancora oggi quanto lui la ammirasse».