La Brianza e i racconti delle donne che votarono il 2 giugno 1946

Le FOTO Io ho votato - VIDEO - Settant’anni di repubblica, settant’anni di voto alle donne. E cosa significa esercitare un diritto per la prima volta e per di più in un momento storico? Lo raccontano, da Seregno, Bellusco e Lissone, le donne che nel 1946 sono andate a votare.
Il sorriso più famoso della Repubblica Italiana
Il sorriso più famoso della Repubblica Italiana Mario Schiani

Settant’anni di repubblica, settant’anni di voto alle donne. Il 2 giugno del 1946 ha segnato la storia d’Italia e non lo ha fatto solamente per l’addio alla monarchia e per la formazione dell’Assemblea costituente che regalò all’Italia appena uscita dalla Seconda guerra mondiale una nuova carta costituzionale. La rivoluzione, a poco più di un anno dalla Liberazione, passava dall’esercizio del suffragio universale. Fissato il 31 gennaio dello stesso anno tramite decreto legislativo.


GUARDA I volti delle donne che hanno raccontato il loro primo voto

La memoria collettiva del primo voto in rosa è strettamente legata a quel 2 giugno del 1946, e in particolare alla scelta referendaria. Una scelta epocale, cui rispose l’89,08% degli italiani e che divise i cittadini tra “monarchici” (45,73%) e “repubblicani” (54,27%). Nella Provincia di Milano, la percentuale dei sostenitori della repubblica salì ulteriormente, arrivando a toccare il 68,85% (a fronte di un’affluenza alle urne di pochissimo superiore al trend nazionale).

Voci da Seregno

«Mi ricordo bene, andai con mia mamma a votare – ha raccontato la seregnese Isolina Parravicini, appena 21enne in quel giugno ’46 – Ero contenta, mi sembrava una cosa giusta. Ricordo che la gente diceva che bisognava cambiare e scegliere per la repubblica».

Dopo la caduta del regime fascista, dopo la guerra. Ma anche dopo il fermento e la discussione che aveva preceduto il giorno delle elezioni politiche, dopo i comizi dei partiti, dopo le prediche dal pulpito, dopo le chiacchiere in piazza o quelle in casa con il marito, ce le si può immaginare le donne, in quel 2 giugno di settant’anni fa. Indossato il vestito della festa, in una domenica alle porte dell’estate, restarono in coda fuori dai seggi affollatissimi per dire finalmente quello che pensavano.

A Seregno l’affluenza fu altissima. I votanti furono il 93,35% e per quel che riguarda i risultati dell’elezione costituente, ci fu il prevalere della Democrazia Cristiana (con più del 47%, 5.952 voti). Seguita dai due partiti di sinistra: Partito Socialista con il 33,47% dei voti (4.218), Partito Comunista con l’11% (1.483 preferenze).

«Mi ricordo benissimo, quel primo voto per scegliere tra la monarchia e la repubblica». Piera Carla Marmaglio ha sempre vissuto a Seregno e la sua voce dall’altra parte della cornetta, chiara e ferma, potrebbe ingannare sulla sua età. Eppure è una delle ragazze nate nel 1925, le più giovani avvicinate alle urne il 2 giugno di 70 anni fa.
«Per il referendum andai a votare alle scuole Cadorna, poi ricordo che c’erano seggi anche alla scuola di via Umberto I e all’ospedale, dove avevano allestito uno spazio per il voto – ha proseguito – C’era tantissima gente, perché per la prima volta le persone si sentivano libere di dire quello che pensavano. E le donne si sentivano libere di votare. Questo lo ricordo perfettamente, mentre altri particolari di quella giornata li ho ormai dimenticati».

Piera Carla, che qualche anno più tardi intraprese una lunga carriera di insegnante al collegio Ballerini (nato nel 1898 e trasferito nel 1901 in via Verdi, sua attuale sede) appena fuori dalla guerra era ancora crocerossina. «Quel referendum lo ricordo bene anche perché feci servizio: io e le altre ragazze trasportavamo fino ai seggi le persone inferme o quelle che avevano difficoltà a muoversi da sole. Così che potessero votare anche loro, perché tutti avevano voglia di votare».

Nell’alternativa tra monarchia e repubblica, «io votai la prima. Allora ero monarchica, quindi rimasi delusa quando seppi l’esito del referendum. Ma con l’andare del tempo ho cambiato idea. L’ho cambiata io come tanti altri: con il procedere degli anni siamo diventati tutti repubblicani».

«Io ero andata a votare alle scuole in via Umberto – ricorda Rosetta Grassi, anche lei 91enne, dalla residenza per anziani Ronzoni Villa-don Gnocchi dove oggi è ospitata – Ero un po’ emozionata e un po’ impaurita, perché andavo a votare da sola. Ma non ricordo cosa scelsi al referendum». Anche se, spontanea con il sorriso sul volto, «a me piace la repubblica» ha aggiunto.

Come lei anche Paolina Redaelli: «Pure io andai alle scuole di via Umberto, e ci andai da sola…allora camminavo bene» ha detto cercando di pescare dalla memoria ormai graffiata dal tempo.

«Ricordo solo di aver votato per la monarchia, ai tempi mi sembrava la scelta giusta» ha invece osservato Veglia Mangolini, originaria di Ferrara. E Giuseppa Sabatino (di Rosarno) ha invece ammesso di «non ricordare alcunché».

Più nitide sono le immagini impresse nella memoria di Natalina Malacarne, che nel ’46 aveva 8 anni: «La mia mamma ci era andata a votare – ha raccontato la donna, originaria di un paesino in provincia di Belluno – Lei non sapeva né leggere né scrivere, quindi erano venute le catechiste a casa a spiegarle come doveva fare a votare».

Milano, piazzale Maciachini, 2 giugno 1946. Tra la folla accorsa per dare il proprio voto alle urne c’era anche lei, Neve Zecca. Aveva 24 anni. Arrivava come tutti da anni terribili di guerra, con ancora nelle orecchie il rumore assordante delle bombe su Milano. Ma quel 2 giugno era lì, pronta a dire la sua.

«Certo che sono andata a votare. Abbiamo voluto la repubblica!» ha esordito “Nevina”, come la chiamano al centro Ronzoni Villa-Don Gnocchi a causa della sua figura minuta. Sebbene sia approdata nella residenza per anziani di via Piave solo da qualche anno, la 94enne ha fatto il primo incontro con Seregno parecchi decenni fa. Proprio durante il secondo conflitto mondiale, proprio per le bombe: «Venni qui come sfollata, poi tornai a Milano a guerra finita».

E a guerra finita rispose pronta alla sua prima chiamata al voto. «Ero curiosa e contenta. Ero abbastanza emozionata, tutte lo eravamo. Anche se io non lo faccio mai vedere a nessuno perché sono orgogliosa. Mi ricordo che mi tremavano anche le gambe – ha raccontato commossa – Mi sentivo matura, perché non dimostravo la mia età e non mi calcolava nessuno. Invece con il voto ho potuto dire, finalmente, di essere una donna».
Il fermento ai seggi era palpabile: «C’era confusione e la gente aveva paura di essere picchiata. Perché c’erano ancora in giro i partigiani, e i fascisti che facevano finta di essere quelli che avevano liberato l’Italia».

Le macerie della città erano ancora fumanti «e io avevo avuto dei dispiaceri, durante la guerra la mia casa era crollata». Ma già lo sguardo era rivolto al futuro. «Votai repubblica, quando uscirono i risultati del referendum eravamo contenti – ricorda Neve – Abbiamo mangiato e bevuto per festeggiare». (Federica Signorini)

Voci da Bellusco

«Ero a lavorare all’oratorio, dove c’è il teatro. Siamo uscite, in 6 o 7 “tusan” e ci siamo messe a cantare e gridare lungo via Roma» ha raccontato la 92enne Idelma. E Irma, di 94 anni: «Era una festa! Tutta Desenzano era in fila sul marciapiede, ad aspettare di andare a votare».

Se lo ricordano ancora bene. Eventi epocali per l’Italia, che a Bellusco sono stati raccontati da Maria Ronchi, Idelma Biella e Irma Zanetti. Perché «la storia scritta sui libri di storia la conosciamo tutti, ma sentirla raccontare da chi l’ha attraversata è altra cosa» ha osservato Irene Colombo del Comitato cittadinanza e Costituzione. Che nei mesi scorsi ha incontrato le ultranovantenni e ha realizzato un documento video per celebrare i 70 anni di voto alle donne: è stato messo in proiezione mercoledì sera, in sala consiliare (e sarà presto visibile sul sito dell’archivio storico).

«Non eravamo preoccupati, andavamo a votare ma non sapevamo bene le cose» ha ricordato Maria, che oggi di anni ne ha 96. Perché se è vero che «ci sentivamo libere di poter parlare e non solo di ascoltare le suore o il don Giorgio», è altrettanto vero che «tutti erano felici, tutti parlavano di questo 2 giugno, ma non sapevamo bene cosa voleva dire» ha osservato Idelma.

«Tanti dicevano che era tempo di cambiare e di provare la Repubblica, che del re eravamo stufi e costava anche troppo» ha proseguito Idelma.
Lei, con le gambe «che mi tremavano» e dopo aver assistito al «comizio in piazza, sul balcone del prestinèe», aveva finalmente detto la sua varcando la soglia del seggio «sotto al comune, dove c’erano le scuole». E così anche Maria: «Eravamo in tanti. Tutto il paese era movimentato». Tanto che l’affluenza alle urne, a Bellusco, toccò il 90% degli aventi diritto.

Quale che fosse il grado di consapevolezza con cui affrontarono quelle prime elezioni politiche e quel primo referendum, c’è una certezza che resta assoluta: da 70 anni a questa parte, la passione civica di queste 3 donne non si è mai spenta.

«Io ho sempre, sempre votato – ha detto Irma – Sono del parere che si debba votare, e non posso sentire chi dice che “Ormai…”».
«Non sono mancata neppure una volta» ha riconfermato Idelma, e anche Maria: «Sono sempre andata. Solo le ultime due volte non ce l’ho fatta perché non sono del tutto autonoma». (Federica Signorini)

Voci da Lissone
Lissone ha raccolto i ricordi in un teaser video di circa 120 secondi con 8 testimonianze. Le interviste, raccolte soprattutto fra le ospiti della casa di riposo Agostoni, hanno una straordinaria valenza in termini di memoria storica della città.
Irma Flori, classe 1925, Ines Longoni, classe 1925, Carlotta Molgora, classe1920, Vittoria Riviello, classe 1924, Luigia Villa, classe 1922, Lidia Sala, classe 1921, Daria Casiraghi, classe 1925, e Jolanda Fasolato, classe 1924.

«Andavo a votare alle scuole di disegno di via Besozzi – ricorda Carlotta Molgora nel video – nella mia vita ci sono sempre andata per scegliere il Governo che ritenevo migliore».
«Non dimenticherò il giorno in cui ho potuto esprimere la mia volontà», afferma Lidia Sala.
«Di quel giorno mi ricordo la coda all’entrata della Forti e Liberi – ricorda Ines Longoni – quando arrivai mi accorsi che avevo dimenticato qualcosa, forse un documento… tornai a casa a prenderlo per poter votare».

«Ho voluto che a sottolineare l’importanza del suffragio universale fossero le donne che, per la prima volta, votarono nel 1946 e conquistarono la possibilità di recarsi al seggio per esprimere il loro pensiero – sottolinea il sindaco Concetta Monguzzi – nelle loro parole si avverte ancora l’emozione per quel giorno, la conquista di un diritto da loro agognato e sognato».

La clip si trasformerà in un cortometraggio di 10 minuti che verrà proiettato in anteprima a luglio nella casa di riposo Agostoni.

Il Comune ha anche realizzato un e-book sulla vita politica dell’immediato post-guerra di Lissone; sono descritte, grazie a preziosi documenti storici, le prime elezioni amministrative del 7 aprile 1946, il voto del 2 giugno 1946 a Lissone, gli atti ufficiali delle consultazioni referendarie e ulteriori testimonianze di donne che espressero il loro voto per la prima volta scegliendo fra Repubblica e Monarchia. (Elisabetta Pioltelli)