Ecco “Vietato calpestare i sogni”, presentato il libro che racconta PizzAut: storie, emozioni, primati. E l’Onu

Presentato il libro "Vietato calpestare i sogni" che racconta com'è nato il sogno di Pizzaut. Che è il primo ristorante per prenotazioni su The Fork.
Libro Pizzaut
Libro Pizzaut

Vietato calpestare i sogni“ è il motto di PizzAut. È impresso sui grembiuli rossi e sulle pareti della grande pizzeria in via Philips, a Monza.

È anche il titolo del libro che racconta la nascita di questo progetto unico in Italia: la prima pizzeria interamente gestita da ragazzi autistici. Il libro, edito da Solferino, è scritto a quattro mani dal fondatore Nico Acampora e da Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera e responsabile di Buone Notizie.

Ecco “Vietato calpestare i sogni”, presentato il libro che racconta PizzAut: Acampora all’Onu il 12 giugno

Martedì pomeriggio hanno presentato loro il libro insieme a Stefano Belisari (in arte Elio) che è padre di un ragazzo autistico e sarà protagonista a Monza di un “Concertozzo” allo stadio U-power il 26 maggio a sostegno di PizzAut.

La presentazioen del libro con tutti i ragazzi assunti da PizzAut, le loro famiglie, i volontari e chi da sempre segue il progetto è stata anche l’occasione per annunciare che Nico Acampora parlerà all’ONU. Lo farà il 12 giugno: otto minuti per raccontare un progetto semplice e al contempo rivoluzionario.

Ecco “Vietato calpestare i sogni”, presentato il libro che racconta PizzAut: Elisabetta Soglio e Elio

«Scrivere questo libro – ha spiegato Soglio mi ha fatto guadagnare una nuova famiglia, l’affetto dei ragazzi. È stata un’avevntura umana che dà senso al mio lavoro. Spero che chi leggerà queste pagine ritrovi l’etusiasmo, la speranza e l’ energia che muove Nico».

«I ragazzi assunti da PizzAut sono tanti, ma una parte infinitesimale di tutti quei ragazzi autistici che non hanno lavoro», ha precisato Elio che ha ribadito come in Italia non ci sia nulla a sostegno di una famiglia con un ragazzo autistico.

«È un progetto che nasce dalla disperazione dei genitori – ha detto Elioquando ti danno una diagnosi di autismo non sai dove sbattere la testa. Manca un centro serio per la diagnosi, quando ho dovuto portare mio figlio la commissione era presideuta da un otorino, assente per la maggior parte del tempo. Ho urlato per questo e nessun genitore dovrebbe urlare».

Ecco “Vietato calpestare i sogni”, presentato il libro che racconta PizzAut: Acampora e il primato su The Fork

Da Nico Acampora il ringraziamento a tutti i genitori che lo hanno sostenuto in questa impresa che continua a mietere successi (fresca la notizia che per The Fork che gestisce le prenotazioni di 22 mila ristoranti in Italia, PizzAut è il numero 1 tra i ristoranti italiani).

«La parte più difficile da racconatee sono stati i primi anni di mio figlio Leo – spiega Acampora – per quattro anni non ho parlato di lui, è come se l’avessi rimosso. Ho lasciato che di lui si occupasse mia moglie. Il momento di svolta, doloroso, è stato quando è morta mia madre che era disabile. Ho pensato che se ne era andata per liberarmi del tempo perché facessi qualcosa di buono. Così è partita quest’avventura che mi impegna 18 ore al giorno»

Ecco “Vietato calpestare i sogni”, presentato il libro che racconta PizzAut: le storie dei ragazzi

Poi i capitoli con le storie dei ragazzi: Lorenzo che a Radio DJ ha mostrato la sua grande conoscenza musicale, Gabriele che tutti chiamano wikipedia e si laurea in storia, Edo assunto il 2 aprile da Autogrill e farà formazione a Monza per due anni, Beatrice che sognava di scrivere un fumetto e andare in Giappone e ha realizzato i suoi sogni, Andrea che in due mesi ha imparato a suonare il violino per il presidente Mattarella, Matteino che il giorno dell’apertura con 250 coperti ha smesso di fare le pizze perché aveva bisogno di una “pausa di bellezza” ed è andato a rileggersi gli articoli che parlavano di PizzAut, Simone e Letizia che avevano disimparato a scrivere e hanno postato la loro prima comanda raggiungendo 3 milioni di persone, Alessandro che era destinato a un centro per disabili e che invece lavora 38 ore a settimana a tempo indeterminato. Tante storie per raccontare che avere un lavoro ha un effetto benefico e che quello che quello che sembrava solo un sogno impossibile è diventato una realtà.