Sulle traverse storiche non si può mettere mano. Vuol dire che l’alveo del Lambro nel suo tratto cittadino non si può abbassare e, soprattutto, vuol dire anche che ora bisogna rimettersi al lavoro per trovare nuove soluzioni.
Eppure quel progetto non sembrava essere particolarmente lontano dalla sua realizzazione visto che, un anno fa proprio di questi tempi, il Cittadino scriveva: “Se l’iter di approvazione non dovesse incontrare ostacoli, considerati tutti i tempi tecnici e burocratici del caso, si potrebbe arrivare alla pubblicazione della gara d’appalto riguardante gli interventi in agenda nella traversa T3 entro la fine dell’anno”, vale a dire il dicembre 2023. Una rinfrescata di memoria: la T3 è una delle traverse che scandisce il corso del fiume in città. Si trova, in particolare, all’interno dell’oasi Legambiente di piazza Castello. Le altre traverse si individuano all’altezza delle Grazie Vecchie e di via Cantore (T1), di San Gerardino (T2) e di San Lorenzo (T4).
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Nelle intenzioni di Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, un ulteriore tassello per la messa in sicurezza del Lambro in città, da realizzarsi nell’ambito del maxi intervento avviato nel 2016 (e al momento ancora non ancora concluso), si sarebbe potuto realizzare attraverso una rimozione, almeno parziale, delle traverse storiche che cadenzano il suo corso, realizzate in passato per alimentare derivazioni a scopo manifatturiero o irriguo. Intervenire su tutte e quattro in un colpo solo non era stato considerato possibile, motivo per cui l’attenzione dei tecnici si era concentrata intanto sulla T3: l’intenzione era quella di ridurre le sue dimensioni, così da iniziare almeno a risolvere il nodo idraulico che si trova nel cuore del centro storico, alla confluenza tra Lambro e Lambretto.
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Un anno fa si aspettava il parere della Soprintendenza: le traverse, infatti, rappresentano pur sempre un manufatto storico. Quando il parere è arrivato conteneva al suo interno “prescrizioni e richieste di modifiche progettuali (…) influenti in maniera sostanziale sulle caratteristiche del progetto” che ne rendevano “impossibile” un adeguamento “senza snaturare totalmente gli obiettivi di diminuzione del rischio idraulico che si vogliono perseguire”, come si legge in una recente circolare dell’Agenzia.
Gli interventi per l’abbassamento e l’assottigliamento della traversa T3, a cui avrebbero fatto seguito interventi simili sulle altre, avrebbero consentito al fiume di raddoppiare abbondantemente la portata, passando «da un minimo attuale di 73 metri cubi d’acqua al secondo» a un massimo di «160 metri cubi al secondo», aveva spiegato all’epoca Marco La Veglia, ingegnere, dirigente per la Lombardia occidentale di Aipo. Quindi, ora, non resta che «individuare nuove soluzioni, studiando un progetto più aderente alle richieste della Soprintendenza» e che, al contempo, «contempli delle scelte in linea con quello che sta succedendo a causa dei cambiamenti climatici in atto».