Apparentemente non si sente e non si vede, ma c’è. La pandemia e poi l’instabilità economica e sociale hanno segnato anche l’ndrangheta che ha scelto un “basso profilo di esposizione“, pur continuando ovviamente a esercitare le proprie attività illecite. E’ probabilmente l’aspetto più originale della relazione della Dia (Direzione investigativa antimafia) inerente il secondo semestre del 2021 appena pubblicata sul sito del Senato. Guardando alla Lombardia e alla Brianza le organizzazioni criminali vanno attuando una “scelta strategica basata sempre più sulla ricerca di soggetti estranei a contesti criminali“, il cosiddetto “capitale sociale” ossia l’insieme delle relazioni con il mondo esterno creando legami “di reciproca convenienza“.
L’ndrangheta in Lombardia e in Brianza, la relazione semestrale della Dia
Non sono più determinate al “controllo militare” del territorio bensì a “modelli imprenditoriali“. Si orientano verso “attività illecite meno tradizionali e più remunerative nel rapporto costi-benefici“. In particolare lo smaltimento e il traffico di rifiuti illecito, “dagli elevati realizzi in termini di profittabilità finanziaria a fronte di un impianto sanzionatorio che produce limitati effetti deterrenti“. Si tratta di una vera e propria “mutazione“, dice la Dia “maturata verosimilmente con un processo evolutivo generazionale” con l’affiancamento “di figure professionali” che hanno “progressivamente ridisegnato il volto della criminalità organizzata“.
L’ndrangheta in Lombardia e in Brianza: “Florido terreno di ricilaggio”
La Lombardia è poi un florido terreno di riciclaggio dei proventi illeciti, tanto che è emersa la presenza di “uomini cerniera” in grado di fare da intermediari tra tutte e tre le principali organizzazioni criminali nazionali, ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra, oltre che “vere e proprie strutture criminali che intercettano le risorse delle tre organizzazioni criminali facendole confluire in investimenti in attività apparentemente lecite“. Una radicata presenza, quella delle mafie nella regione dimostrata anche dal quinto posto in Italia per numero di immobili confiscati sia in gestione alla Anbsc (Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati), sia destinati. E poi dalle interdittive antimafia disposte dalle Prefetture, 27 nel periodo considerato (il 74% hanno riguardato società con profili di criticità riconducibili alla ndrangheta), tre delle quali in Provincia di Monza e Brianza. Dove la “mappa criminale” rileva la presenza di 5 “locali di ndrangheta) sui 25 individuati in tutta le regione, a Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso e Limbiate.
L’ndrangheta in Lombardia e in Brianza: “Orientamento su reati di natura fiscale-economica”
Ma come opera la criminalità calabrese in Lombardia? La lunga esperienza accumulata dalla Dia (che proprio nel 2021 ha raggiunto i 30 anni di attività), in particolare attraverso la sinergia tra attività repressiva e preventiva, ha consentito di far emergere un orientamento della “trama mafiosa” soprattutto su reati di natura fiscale-economica. Tra le varie operazioni anticrimine richiamata nella Relazione l’operazione “Salaria” che a ottobre 2021 aveva consentito di ricostruire presunti episodi di estorsione a promotori finanziari, tra Como e Lecco da parte di indagati che avrebbero stabilito la loro base operativa nei locali di un supermercato brianzolo.