Provvedimenti antimafia: imprese brianzole nel mirino della Dia

Sono stati venti nelle Prefetture del distretto di Milano nel primo semestre del 2021, il periodo di riferimento della Relazione presentata al Parlamento, due in provincia di Monza e Brianza. È sempre più “mafia imprenditrice”, Dolci (Dda): “vogliono i locali del centro di Milano”.
Dia Direzione investigativa antimafia (da video istituzionale)
Dia Direzione investigativa antimafia (da video istituzionale)

Sono stati due i provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalla Prefettura di Monza e Brianza tra i venti complessivi del periodo di riferimento (il primo semestre del 2021) nelle Prefetture del distretto di Milano (11 da quella di Lecco, 3 da quella di Milano, altrettanti da quella di Varese, una da Lodi). È quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia, Direzione investigativa antimafia, presentata giovedì 7 aprile al Parlamento. In quindici casi hanno riguardato imprese in contesti di criminalità organizzata calabrese, a riprova del radicamento, in 3 di criminalità siciliana e in 2 campana.

Nelle 537 pagine della Relazione, con un focus relativo alla Lombardia, sono state citate anche operazioni di polizia che hanno riguardato Monza e la Brianza, in particolare relative al traffico di droga, uno dei fronti criminali più attivi delle organizzazioni criminali, anche straniere, nel territorio.

Lo spettro delle mani della criminalità sugli ingenti fondi Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha fatto alzare il livello della prevenzione di fronte a una “mafia imprenditrice” che soprattutto al Nord, come dice il questore di Milano “ha preso il sopravvento su qualsiasi visione militare di penetrazione del territorio” e applica un “welfare criminale” approfittando della crisi economica usando l’usura come investimento capitalistico (accaparramento dell’impresa o di quote societarie dell’imprenditore insolvente) e per il riciclaggio.

Il Procuratore aggiunto della Dda di Milano, Alessandra Dolci, ha detto che gli usurai: “vogliono direttamente l’attività commerciale che la loro vittima non riesce più a mantenere, per loro è un presidio del territorio, vogliono colonizzare i locali del centro di Milano”.