Monza 22, il libro di Consonni e Mauri: lettere dell’autodromo per i 100 anni

Lettere dall’autodromo. Per i suoi 100 anni è il circuito di Monza a prendere la parola nel nuovo libro di Walter Consonni e Enzo Mauri.
Monza Walter Consonni
Monza Walter Consonni

Lettere dall’autodromo. Per i suoi cento anni di storia è il circuito di casa a prendere la parola nel nuovo libro di Walter Consonni e Enzo Mauri “Monza 22”.

Monza 22, il libro di Walter Consonni: la prima lettera è al parco

«Ho voluto dare un taglio più accattivante al racconto dei cento anni di storia del circuito – spiega Consonni – così ho immaginato che fosse lo stesso autodromo a prendere la parola, aprendo ogni capitolo».

La prima lettera è indirizzata al parco di cui il circuito è inquilino dal 1922. «Hanno entrambi origini regali, uno nato nel 1805 sotto Napoleone, l’altro nel 1922 con i Savoia e Vittorio Emanuele III – prosegue lo scrittore monzese – Negli anni la coabitazione non è sempre stata felice, soprattutto per la questione ambientale, però alla fine l’uno ha proiettato la sua fama sull’altro e viceversa».

Monza 22, il libro di Walter Consonni: il dialetto e il senso di appartenenza

L’autodromo nel libro parla spesso dialetto e prende a prestito le parole del poeta Casira che diceva “Son content de vess monsciasch”, riassumendo così quel sentimento di appartenenza che fa vivere con orgoglio il mito dei monumenti simbolo cittadini come il Duomo, l’arengario, la villa, il parco e che ha fatto conoscere il nome di Monza nel mondo.

Monza 22, il libro di Walter Consonni: il nonno, fatti e aneddoti

C’è anche una ragione personale che ha spinto Consonni a raccontare la storia del circuito fin da quel cantiere da record del 1922: «Tra i tremila manovali e badilanti che si misero al lavoro da maggio ad agosto per completare l’opera c’era anche mio nonno, Pietro Consonni, classe 1890. Era un contadino di Camparada di Lesmo, reduce della Grande Guerra, lo stereotipo dell’indefesso lavoratore brianzolo. In famiglia raccontava che per quei tre mesi di lavoro ricevette più che in un anno intero a zappare la terra. Mi raccontava che ogni giorno andava a piedi da Peregallo al cantiere, orgoglioso di partecipare alla costruzione dell’autodromo».

Il libro è un susseguirsi di fatti e aneddoti: si racconta della pista trasformato in polveriera sotto l’occupazione tedesca e di quando Monza rischiò di contendere a Roma la candidatura delle Olimpiadi del 1960. Poi tanti nomi: i piloti (anche di moto), i giornalisti, i dirigenti del circuito, i meccanici che hanno scritto la storia del circuito più famoso al mondo.