Fino alle 20 nulla da segnalare: gli antagonisti della Foa Boccaccio 003 di Monza si erano dati appuntamento in piazza Trento e Trieste un’ora e mezza prima per quell’assemblea pubblica che inizialmente avevano convocato nella loro nuova sede di via Val d’Ossola, all’interno dello stabile al civico 4 che avevano occupato lo scorso giovedì.
Foa Boccaccio a Monza: l’assemblea in piazza e la città “non per giovani”
Lo sgombero di martedì mattina ha scombinato i piani, ma l’assemblea pubblica non è stata annullata, anzi. È stata convocata sotto le finestre del municipio perché «lo sgombero è anche una questione politica» e «il silenzio di questa giunta è assordante». Circa un centinaio gli antagonisti che hanno risposto all’appello: si sono seduti per terra in cerchio e a turno hanno preso parola per ribadire le loro ragioni – sull’occupazione, sull’autogestione, sulla necessità di poter contare su uno spazio libero in una città «che non offre nulla ai giovani». Questioni locali si sono intrecciate ai grandi temi nazionali: toni pacati ma determinati, riflessioni e applausi per circa un’ora.
Foa Boccaccio a Monza: il corteo fino al Nei e l’aria da nuova occupazione
Poi la scintilla che ha fatto scattare le forze dell’ordine presenti in piazza: l’avvio di un corteo spontaneo per «andare a prenderci un pezzo di città». Per arrivare ai giardini del Nei gli antagonisti hanno sfilato per il centro (via padre Reginaldo Giuliani, pochi metri di via Manzoni, via Locatelli, piazza Trento e piazza Roma, poi via Vittorio Emanuele, via De Gradi e via Bergamo fino a via Enrico da Monza): fumogeni, cori, insulti vari contro le autorità e le forze dell’ordine – che all’improvviso si sono trovate a gestire l’imprevisto.
Al Nei il corteo si è sciolto senza incidenti di percorso, ma il messaggio che gli antagonisti hanno voluto lanciare è lo stesso che compare da tempo sugli striscioni. “Non abbiamo più spazio da perdere. Il Boccaccio non si tocca”: non sarà l’ennesimo sgombero, sembra, a fermarli.