Monza, le notti calde di via Timavo: contro il Boccaccio e il nuovo locale all’ex Verga

In via Timavo a Monza i residenti puntano il dito contro l’attività della Foa Boccaccio ma anche contro il “nuovo locale nell’ex centro sportivo Verga”.
Monza Murale Quota 162
Monza Murale Quota 162

«Ora dovremo fare causa e chiedere un rimborso per i danni patiti» a causa di entrambe le situazioni. Gli animi si esasperano e l’atmosfera si scalda a Monza: i residenti di via Timavo puntano il dito contro l’attività della Foa Boccaccio nell’area di proprietà privata al civico 12, occupata abusivamente da ormai due anni, e – novità più recente – contro quella del “nuovo locale” aperto “negli spazi dell’ex centro sportivo Verga”, dove “periodicamente” vengono organizzate “feste private con musica ad alto volume”.

Monza, le calde notti di via Timavo: mail inviata a tutti i destinatari che potrebbero avere voce in capitolo

Lo scrivono nero su bianco in una mail della scorsa domenica sera, al termine “dell’ennesimo weekend” in cui “sicuramente” sono state “violate leggi” e le “regole” che in un “società civile” dovrebbero essere invece rispettate.
Lo scritto è stato inviato a pioggia alle autorità, di ogni ordine e grado, che sulle questioni sollevate potrebbero (dovrebbero) avere voce in capitolo – prefettura e Ats Brianza, sindaco e assessore alla Sicurezza, polizia locale e ministero dell’Interno – e ha fatto seguito a un’ulteriore mail inviata all’inizio di luglio, sempre agli stessi destinatari, in cui i residenti hanno “esortato il prefetto e il questore a intervenire immediatamente” per risolvere una volta per tutte almeno la questione del centro sociale, visto che “gli incontri con le autorità” degli scorsi mesi “non hanno portato ad alcun nuovo risultato”.

Monza, le calde notti di via Timavo: gli antagonisti continuano la loro attività, in attesa delle mosse della nuova proprietà

Di nuovo da quelle parti qualcosa, in realtà, è successo: da circa un mese la proprietà dell’area al civico 12 è rappresentata da una società che presto potrebbe proporre un progetto di recupero tutto nuovo per i diecimila metri quadri che l’ormai ex proprietà (che pure aveva presentato all’amministrazione una proposta di piano attuativo), esasperata da una situazione di abusivismo ormai cristallizzata, ha deciso di svendere. Potrebbero essere quindi “i nuovi” a sollecitare lo sgombero tanto atteso e a riprendere legalmente possesso della proprietà. Gli antagonisti, però, pur restando all’erta, non hanno smesso di far vivere l’area dismessa promuovendo un fitto calendario di iniziative anche infrasettimanali.

Monza, le calde notti di via Timavo: la replica dal locale di via Rosmini

Poco distante è ufficialmente tornato a vivere l’altro spazio in precedenza occupato dal Boccaccio e ora (anche) sede di “Quota 162”, la casa della montagna (ma non solo) del Cai di Monza. I residenti di via Timavo puntano il dito non tanto contro le attività degli appassionati di picchi e cime, ma contro quelle del locale con cui il Cai convive in via Rosmini 11 (le due realtà sono distinte, così come le proprietà e le responsabilità).
«Spiace – ribattono dal locale – che il nostro lavoro venga attaccato, ma crediamo che scatenare il malumore sia l’attività del Boccaccio e non la nostra, per cui abbiamo tutte le carte in regola. Spiace – rimarcano – perché nelle nostre intenzioni, come in quelle del Cai, c’è la volontà di riqualificare e di dare nuova vita a un’area periferica».