Monza, la proprietà dell’area occupata dal Boccaccio: “Danni economici e professionali”

Parlano architetto e avvocato della proprietà: "Andrebbero chiesti risarcimenti per l'occupazione di via Timavo".
Una immagine degli interventi già realizzati dalla proprietà in via Timavo a Monza
Una immagine degli interventi già realizzati dalla proprietà in via Timavo a Monza

«Siamo sconcertati: il danno economico aumenta, inesorabilmente. E, di pari passo, cresce anche il danno professionale». Lo riferisce Michela Locati, architetto progettista e tecnico di riferimento per i privati proprietari del terreno da diecimila metri quadrati che, parallelamente (in linea d’aria) a via Mentana, si estende tra il Lambro e il canale Villoresi: l’area in passato ha ospitato un deposito comunale di pullman e autobus, all’epoca gestito dalla società Malfer e, prima ancora, un deposito di carta e di legname. Oggi, l’area di via Timavo a Monza, è occupata dalla Foa Boccaccio.

L’area occupata e il progetto di recupero a Monza

Dopo decenni di abbandono nel maggio del 2018 era finalmente stata firmata una convenzione con l’amministrazione comunale: il piano attuativo prevedeva una destinazione residenziale per l’80% dell’area e per il rimanente 20% servizi, aree verdi e recupero dei resti di archeologia industriale.
Nella parte a verde era stato progettato anche uno spazio ipogeo che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto funzionare come vasca di laminazione per eventuali esondazioni del Lambro.

L’improvvisa occupazione dell’area da parte del centro sociale ha bloccato ogni attività: nel periodo immediatamente precedente l’occupazione erano stati avviati diversi interventi di verifica, bonifica e pulizia.

Foa Boccaccio: “La proprietà dovrebbe chiedere risarcimenti”

«Ora la proprietà dovrebbe richiedere legalmente dei risarcimenti economici per quanto è successo: la questione è rimasta troppo a lungo cristallizzata, trasformandosi di fatto in una legittimazione implicita dell’occupazione. Il che è assurdo. Al danno – prosegue l’architetto – è aggiunta anche la beffa: gli occupanti utilizzano ancora adesso la corrente elettrica perché, dopo che la proprietà l’ha staccata, hanno continuato ad averla, probabilmente allacciandosi abusivamente da qualche parte. Non pagano nemmeno per l’acqua corrente e i rifiuti ancora oggi vengono ritirati».

Foa Boccaccio: le querele dei vicini

L’interessamento estivo delle autorità comunali era stato apprezzato dai residenti, la cui insofferenza ha ormai raggiunto «livelli altissimi»: lo spiega il legale che, nel corso dei mesi, li ha aiutati a depositare querele e raccolte firme. «La situazione non è più sostenibile», commenta l’avvocato elencando i disagi causati dalla convivenza forzata «con la musica ad alto volume che si diffonde per l’isolato in occasione di feste e raduni a cui partecipano decine e decine di persone, intralciando la viabilità e occupando i parcheggi. Quando arriva il weekend in cui il centro sociale organizza qualche manifestazione, diversi residenti addirittura preferiscono allontanarsi da casa, per tornare a festa finita e silenzio garantito. Abbiamo la necessità – conclude – di avere delle risposte».