Che abbiano trascorso queste ultime settimane a riorganizzarsi non c’è dubbio. Lo sgombero della Foa Boccaccio dagli spazi di via Timavo a Monza non ha rappresentato la fine dell’esperienza autogestita. Al contrario, si è trattato più che altro di uno dei tanti traslochi che gli antagonisti si sono abituati a fare in vent’anni di occupazioni abusive in città.
Foa Boccaccio a Monza: l’appello sui social agli artisti
Dopo un mese di silenzio qualcosa ora si sta muovendo, e lo raccontano anche i social: l’indizio è fornito da uno degli ultimi post pubblicati in cui si annuncia una call for artists, aperta ad artisti di ogni genere, che sono stati chiamati a “riflettere sul potere generativo e politico del desiderio attraverso l’arte”. Candidature entro il 25 settembre, perché poi il 7 e l’8 ottobre le opere andranno a costituire la mostra “Can’t be, will be”, che si svolgerà nell’ambito del B2M Festival (di cui, al momento, non si conoscono altri dettagli). Dove tutto questo succederà è presto detto: “Presso la Foa Boccaccio 003”, scrivono gli antagonisti. Il che vuol dire che a breve il centro sociale farà di nuovo parlare di sé. Cioè: a breve prenderà abusivamente possesso di un nuovo spazio, che andrà ad aggiungersi alla costellazione di occupazioni abusive, più o meno durature, che ormai spaziano da un capo all’altro della città.
Foa Boccaccio a Monza: gli altri progetti
Ma c’è anche dell’altro: gli antagonisti stanno lavorando “a un progetto narrativo dedicato ai fatti che, a partire dall’8 settembre del 1943, condussero l’Italia e anche la nostra città nel pieno della lotta contro il fascismo e il nazismo”. Un progetto che ancora “non ha né nome né identità precisa”, ma che ha preso il via nei giorni scorsi (con la condivisione di alcune parole di Giovanni Battista Stucchi, tra gli eroi della resistenza monzese), e che proseguirà nei mesi fino al 25 aprile 2025.