Carenza di medici, l’ordine brianzolo scrive ai neolaureati

Carenza di medici di base in Brianza, ma anche Monza rischia con agosto di trovarsi sguarnita: il presidente dell'ordine scrive ai neolaureati.
Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’ordine dei medici a Monza e Brianza
Carlo Maria Teruzzi, presidente dell’ordine dei medici a Monza e Brianza Fabrizio Radaelli

Nella stessa Monza tra qualche giorno alcune centinaia di pazienti rischiano di ritrovarsi senza medico: dal primo agosto andrà in pensione il dottor Mauro Viganò che visita nell’ambulatorio in via Lecco.
Per cercare di tamponare una situazione che in alcuni comuni della Brianza è già drammatica il presidente dell’ordine provinciale Carlo Maria Teruzzi lancia un appello ai giovani appena usciti dall’università.

Carenza di medici, il presidente Teruzzi: «Chiederò di mettersi a disposizione dell’Ats»

«Nei prossimi giorni – spiega – scriverò una lettera alla cinquantina di neo laureati delle università Bicocca, Statale, San Raffaele e di Pavia in cui chiederò loro di mettersi a disposizione dell’Ats per le collaborazioni. Non possono essere inquadrati con una posizione definitiva in quanto non hanno ancora fatto il corso di formazione in medicina generale, ma possono effettuare le sostituzioni, anche negli ospedali e nelle residenze per anziani. Possono, inoltre, fare le guardie mediche» ed essere inseriti nelle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale nate durante la prima ondata della pandemia Covid per fare fronte all’emergenza.

Carenza di medici, il presidente Teruzzi: penuria di giovani e fuga dagli ospedali

«Speriamo – auspica il presidente dell’ordine nei giorni in cui l’Ats ha presentato con Asst il piano per fare fronte alla carenza generalizzata ma sempre più stringente – che qualcuno raccolga la chiamata: un tempo c’erano tanti laureati e i posti scarseggiavano ma da parecchi anni l’offerta di lavoro è altissima e la presenza di personale minima. Proprio per questo tanti possono rifiutare più di un’opportunità» e scegliere quella ritenuta più adeguata alle loro aspettative.
Alla penuria di giovani si somma la fuga dagli ospedali di camici bianchi nel pieno della carriera che optano per strutture private o per la libera professione e il pensionamento di molti dottori di famiglia che, scoraggiati anche dalla burocrazia sempre più soffocante, si ritirano non appena hanno i requisiti per farlo, senza arrivare al limite massimo dei 70 anni, consentito dalla legge. «Io – commenta Teruzzi – resisto: vado avanti perché la situazione non è facile. Non tutti, però, riescono a farlo».