L’indagine: in cinque anni 120 medici delle Asst della Brianza hanno lasciato il servizio sanitario regionale

La grande fuga dei medici pubblici che hanno detto addio al Servizio Sanitario Regionale lombardo: secondo uno studio di Anaao-Assomed Lombardia dal 2016 sono stati 120 in totale i medici che hanno abbandonato divisi equamente tra l’Asst Vimercate (oggi Asst Brianza) e l’Asst Monza. Sono esclusi pensionamenti, i dati riguardano il solo licenziamento su base volontaria.
Ospedale - foto d’archivio
Ospedale – foto d’archivio Radaelli Fabrizio

La grande fuga. È quella dei medici pubblici che hanno detto addio al Servizio Sanitario Regionale lombardo. Uno studio di Anaao-Assomed Lombardia ha monitorato i numeri a partire dal 2016, anno della riforma Maroni che ha ridisegnato i perimetri delle aziende, rendendo quindi differenti anche le dotazioni organiche.

L’analisi si ferma al 2020 e non prende in considerazione i professionisti in pensionamento e non contempla l’effetto della pandemia su questo tema anche se, le previsioni del sindacato, optano per uno spiacevole incremento del fenomeno. Per quanto riguarda le Asst di Monza e della Brianza, negli ultimi 5 anni sono stati 120 in totale i medici che hanno abbandonato, divisi equamente tra l’Asst Vimercate (oggi Asst Brianza) e l’Asst Monza, rispettivamente con 54 e 66 cessazioni.

I dati riguardano il solo licenziamento su base volontaria, escludendo tutte le altre causali relative ai vari tipi di pensionamento o di mobilità verso altre strutture pubbliche. In questo modo si rendono evidenti solo i medici che scelgono di cambiare lavoro e non di interromperlo o smettere del tutto. La mobilità non viene considerata perché ormai le aziende non concedono più il nulla osta, motivo per cui i medici scelgono solitamente di dimettersi.

Le scelte più note sono quelle verso la medicina generale, il privato oppure la libera professione. In ogni caso sono scelte dettate secondo quanto emerso dal malessere nel proseguire il rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione.

Ma che cosa ha spinto i camici bianchi a lasciare il servizio sanitario regionale? Le cause principali si trovano nei tagli al personale e alla carenza di specialisti che rendono organici sempre più sofferenti per via del carico di lavoro; nell’aumento della presenza femminile tra il personale, la quale si trova a dover affrontare un sistema a turni e orari disagevole soprattutto per coloro che hanno una famiglia a carico. E poi vi sono una burocrazia sempre più pesante; un’assente autonomia decisionale e una soffocata premiazione della professionalità – totalmente disincentivata; un pericoloso incremento del rischio di denunce legali e aggressioni verbali e fisiche oltre che uno spegnimento progressivo delle ambizioni di carriera: in Lombardia, nel 2009, i direttori di Struttura Complessa erano 1.234 mentre nel 2019 solo 967 (il 21% in meno). Calo drastico anche per i Responsabili di Struttura Semplice, nel 2009 erano 2.280, nel 2019 il 23,3% in meno, ovvero 1.751.

L’indagine: in cinque anni 120 medici delle Asst della Brianza hanno lasciato il servizio sanitario regionale
Sanità Salute Medici Medicina Stefano Magnone, segretario di Anaao-Assomed Lombardia

“Ci sono aziende in cui le uscite possono essere giustificate dalla loro natura di aziende periferiche, per cui la loro attrattività è minore, in un momento come questo dove la carenza di medici specialisti apre il mercato del lavoro, spingendo i medici a scegliere posti più graditi o prestigiosi. – puntualizza Stefano Magnone, segretario di Anaao-Assomed Lombardia – ed altre situazioni particolari in cui si sono verificate cessioni di ospedale. Però, nel complesso la situazione è critica: i medici lasciano gli ospedali pubblici verso altre soluzioni, che meglio soddisfino le loro aspettative professionali e umane. Alla politica chiediamo le soluzioni: valorizzazione delle carriere, benessere organizzativo, leadership e management attenti al capitale umano, che è la risorsa più preziosa del Servizio Sanitario Regionale. Per il momento la risposta è sostanzialmente il silenzio”.