Addio a Gianni Arcari, un pezzo di storia dell’alpinismo monzese

Monza e la montagna salutano un grande protagonista dell'alpinismo: addio a Gianni Arcari, aveva 85 anni. Funerali a San Pio X.
Monza Gianni Arcari alpinismo
Monza Gianni Arcari alpinismo

«Era una forza della natura. Non lo fermava niente. Arrampicava di potenza, non indietreggiava mai. E noi non avevamo le previsioni del tempo: c’era il barometro, poco altro. Lui era… era un duro». Nando Nusdeo lo racconta così: ha sorpassato gli 87 anni, Gianni Arcari ne aveva uno di meno. Insieme, hanno affrontato spedizioni e arrampicate che oggi farebbero impallidire i più coraggiosi.

Addio a Gianni Arcari, funerali giovedì 15 maggio a San Pio X

Insieme alla Pell e Oss, insieme tra gli accademici del Cai, hanno attraversato continenti e scalato montagne. Oggi c’è lui, Nando, a ricordare l’amico con cui ha condiviso tante avventure: Arcari se n’è andato nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 maggio, i suo funerali sono giovedì 15 maggio alle 15.30 a San Pio X, a Monza.

Monza Gianni Arcari alpinismo
Monza Gianni Arcari alpinismo

Addio a Gianni Arcari, le avventure nel mondo del “figlio di Cazzaniga” con l’amico Nusdeo

Il figlio di Cazzaniga era un lavoratore come tutti gli altri Pell e Oss – «non come i piemontesi, gli studenti, non eravamo lavoratori: io, lui, Bonatti prima di noi: la Cgs, l’Ibm e il resto».
Quando avevano una manciata di anni si trovavano alla sede Pell e Oss dietro il tribunale e andavano in gita ai Resinelli, nel Lecchese, poi hanno iniziato ad arrampicare. «La nostra amicizia è nata così: era un ragazzo d’oro. Abbiamo fatto tanto insieme», come quella volta che nel 1965, nemmeno trentenni, sono partiti per il Sudamerica per andare in Perù, attraverso il Canale di Panama, per salire sulla Sierra Nevada a 6mila metri, «quattro mesi di viaggio», ricorda ancora, sotto l’egida del Cai Monza.
«Siamo stati la nuova generazione dopo Walter Bonatti, c’erano una decina di anni di differenza». Un’epoca di eroi dell’alpinismo, alla quale Monza ha tributato tanto. Nusdeo e Arcari compresi.

Addio a Gianni Arcari, la spedizione in Antartide nel 1975

«Lui ha fatto tantissime spedizioni. Memorabile quella con Cepparo in Antartide» nel 1975: «Era una spedizione nazionale, con l’obiettivo dichiarato di impiantare una base italiana là» e della quale Gianni Arcari è stato capocordata, come ancora ricorda un ampio reportage sulla rivista ufficiale del Cai pubblicata nel 1977 e reperibile online.
«Poi è stato con Messner e insieme abbiamo fatto l’Alpamayo in Perù, oppure una spedizione in Patagonia frustrata dal cattivo tempo. Lui di certo ne ha fatte tante: ha rifatto tra noi più di tutti le vie più importanti» tramandando una passione dei monzesi per la montagna che seppur affievolita non si è mai spenta.

«Quando eravamo giovani si diceva che i monzesi nascevano con la piccozza in mano: non lo so perché. Probabilmente perché siamo cresciuti guardando a nord e là vedevamo le montagne che volevamo raggiungere». Il profilo del Resegone, la Grigna e tutte le altre. Per gli operai di Monza un orizzonte chiaro da inseguire, cercare, raggiungere.
Non è un caso che ancora pochi anni fa il libro autoprodotto dal geografo monzese Pompeo Casati, “Le montagne viste da Monza”, è stato chiesto in un attimo a tutte le librerie in città e andato presto esaurito. Uno sguardo a nord, le vette. Le aveva viste anche Gianni Arcari e ne era diventato protagonista: accademico Cai.

Addio a Gianni Arcari: «Era buonissimo, era una forza della natura»

«Ci ha lasciato tanto, gli dobbiamo tanto – racconta il presidente monzese del Club alpino italiano, Mario CossaÈ stato per noi da sempre consigliere, istruttore, amico. Al di là della sua carriera alpinistica individuale, è la storia, la sua, di una amicizia e di una disponibilità permanente per gli altri. Quello che ci ha dato va molto oltre il suo curriculum: non potremo dimenticarlo».
«Il Gianni» dice ancora Nusdeo, uno che l’aveva conosciuto da sempre, da quando ragazzi negli anni Quaranta e Cinquanta iniziavano a immaginarsi come andare lassù, da una sede Pell e Oss dietro il tribunale, «ancora prima di arrampicare». «Il Gianni,» ripete e sembra, per telefono, di sentirgli la mente attraversata da un film di spedizioni, chiacchiere, passione condivisa, mani nude sulla roccia. «Era buonissimo. E come dicevo, una forza della natura. Non indietreggiava mai, qualunque cosa accadesse».
Lo ha fatto solo lunedì, lasciandosi dietro una montagna di imprese e un’altra di ricordi consegnati a tutti quelli che, come Nando Nusdeo, hanno condiviso con lui le tante avventure di un mondo un po’ opaco, ma ancora così vivo a Monza.

L'autore

Libri, arte, gatti e sì, tanta (spesso troppa) cucina. Non solo quella redazionale. Tutto il resto è cronaca. Giornalista professionista, redattore, alla soglia dei trent’anni di Cittadino, ma solo perché ho iniziato giovanissimo. Con più di 125 anni di storia di Monza e Brianza da tramandare.