Sono passati esattamente 60 anni da quel lontano 16 luglio 1961 quando l’alpinista villasantese Andrea Oggioni perse la vita nella tragedia del Freney scalando il pilone centrale sul Montebianco. A Villasanta il ricordo dello scalatore è indelebile anche perché ci sono una scuola elementare, una piazza e la sezione del Cai che portano il suo nome. Il Cai sta già pensando anche a come celebrare questo importante anniversario di morte.
«Abbiamo in programma per il 5 settembre un’escursione in Val Veny in Valle d’Aosta laddove Andrea ha iniziato la salita sul pilone centrale del Freney e celebreremo una messa invitando tutte le autorità – ha proseguito Cambiaghi -. A novembre organizzeremo una mostra nella nostra sede con tutti i suoi cimeli e vorremmo invitare le scuole del territorio per spiegare anche alle nuove generazioni la figura di Oggioni».
Andrea Oggioni era nato il 20 luglio 1930 alla Cascina Campescett in zona agricola a Villasanta e proveniva da una famiglia contadina. La sua passione sconfinata per la montagna è stata ulteriormente alimentata (se ce ne fosse stato bisogno) dal suo lavoro. Fin da giovanissimo era diventato un operaio della Lombarda Petroli e proprio la famiglia Tagliabue titolare dell’impresa in quegli anni ’50 gli aveva concesso diversi permessi per poter organizzare le sue scalate spesso in cordata con i suoi amici e alpinisti più famosi come Walter Bonatti e Josve Ajazzi.
Le Alpi erano fondamentalmente il suo habitat naturale, ma non sono mancate scalate anche all’estero come, proprio nel ’61, sul Nevado Rondoy Nord tra le Ande peruviane con un gruppo di altri alpinisti monzesi. Dal ’48 fino alla sua scomparsa ha scritto un suo diario per raccontare le sue ascese sui monti che poi è stato pubblicato postumo.