«Per me un anno fa è stata una grande sorpresa e vorrei che si allargasse a un numero sempre maggiore di persone». Per questo il Baskin è diventato la tesi di laurea di Luca Palmese, 22 anni di Cusano Milanino, che nei giorni scorsi ha concluso il suo percorso in Scienze motorie, Sport e Salute con una discussione finale sulla disciplina scoperta a settembre dell’anno scorso quando, dopo una vita nel calcio, è entrato all’Eureka di Monza. «Una soddisfazione unica», racconta.

Baskin, in campo e all’università: Luca Palmese e l’incontro con l’Eureka Monza
Decisiva era stata la spinta di un amico di famiglia, già tesserato alla società monzese: è nata così in campo la coppia “Lucone e Luchino”, mentre fuori si è fatta sempre più intensa la voglia di sapere di più del basket integrato, nato per essere inclusivo ma soprattutto per annullare le differenze.
Palmese ne è la dimostrazione: «Sono un giocatore, in ruolo “4” che è quello riservato alle persone normodotate che non hanno un passato nella pallacanestro».
La sua storia sportiva nasce sui campi di calcio dell’hinterland milanese: «Ho giocato sempre a livello amatoriale, ma avevo cominciato a sentire di non essere più così coinvolto. Quando Luca e la sua famiglia mi hanno parlato dell’Eureka e della sua attività, tutto è iniziato in maniera molto naturale e spontanea: mi sono sentito subito al mio posto, conquistato anche dal metodo educativo che dovrebbe avere una maggiore considerazione».

Baskin, in campo e all’università: «La disabilità è al centro ma ciascun giocatore è valorizzato e non manca l’agonismo»
La società di via Baioni è stata tra le prime a parlare di Baskin già una decina di anni fa e oggi con circa 40 tesserati è una realtà consolidata e riconosciuta nel panorama nazionale.
«Con il baskin tutti possono avere una possibilità, la disabilità è al centro ma il regolamento valorizza ciascun giocatore e si sta ampliando per adattarsi al gioco che cambia e alla disciplina che cresce – continua Palmese – La società ha un ruolo fondamentale come punto di riferimento per i giocatori in termini di autonomia e organizzazione quotidiana, l’impegno va oltre lo sport e i rapporti sono davvero come in una grande famiglia. Ciò che conta è che non viene comunque meno l’agonismo: temevo mi sarebbe mancato rispetto al calcio, ma la verità e che io tanto quanto gli altri sento di poter fare la differenza».
Baskin, in campo e all’università: apertura sulla proposta della tesi
Fin qui l’esperienza personale, ma è stato difficile proporre una passione come materia di studio? «Tutt’altro – analizza – ho trovato un’apertura totale da parte di relatori e docenti e, anzi, anche soddisfazione per un argomento che ha esulato un po’ dalle solite argomentazioni. È piaciuto molto poter parlare di sport e sociale, far conoscere la nostra attività».
Baskin, in campo e all’università: «Obiettivo campionati nazionali»
E adesso? «Mi piacerebbe poterne fare una professione», conclude anche se il pensiero torna subito al campo: «Dal punto di vista sportivo ci aspetta una stagione impegnativa: veniamo da un anno in cui abbiamo vinto tutto, anche la Coppa Lombardia, e siamo nel Girone Gold che può portare verso i campionati nazionali che si giocano ogni due anni». L’obiettivo è fissato.