Cos’era l’Isia: in una mostra la culla a Monza del design internazionale

I Musei civici di Monza raccontano l’Isia, l’istituto superiore per le industrie artistiche che in Villa reale è stato la culla del design italiano.
Monza Isia
Monza Isia Fabrizio Radaelli

Chissà cosa pensavano quei ragazzi – perché di ragazzi si trattava – quando all’inizio degli anni Venti mettevano piede nelle enormi sale della scuola. Un passo più in là c’era una palazzo enorme: la villa (reale) in cui fino a un paio di decenni prima vivevano i sovrani d’Italia. E loro lì, senza sapere forse chi erano i docenti davvero, senza la consapevolezza di quello che avrebbero creato.

Hanno creato il design italiano, che ha insegnato al mondo la linea sottile e spesso indecifrabile tra arte e artigianato, tra creazione e creatività. L’Isia, l’istituto superiore per le industrie artistiche che è stato la culla di una cifra distintiva dell’Italia ancora oggi. Quella parabola durata vent’anni, dal 1922 al 1943, la raccontano da settimana prossima i Musei civici di Monza (via Teodolinda), in una mostra  organizzata da Vertigo Syndrome con la cura di Alberto Crespi, lo storico dell’arte che più di chiunque altro ha indagato storia e traiettorie dell’Isia. 

Cos’era l’Isia: ai Musei Civici dal 10 novembre al 28 gennaio

La mostra è in programma dal 10 novembre al 28 gennaio e si chiama “Isia Academy  1922 1943. Quando i designer portavano la cravatta”: “La rievocazione di una straordinaria esperienza artistica e didattica – scrivono i promotori –  che ne racconta i protagonisti e le opere, dimostrando alle nuove generazioni di creativi che i giovani di allora esprimevano, con mezzi diversi, la stessa fiamma e voglia di comunicare che adesso anima loro. Un’opportunità imperdibile per immergersi in un periodo straordinario della storia dell’arte e del design del Novecento monzese”.

Cos’era l’Isia: gli studenti che avrebbero radicato l’idea di design

Di qua gli studenti che avrebbero radicato il design e l’idea di design (che ancora non esisteva) al di là della cattedra figure centrali della storia del Novecento. ”Dalle sue aule uscirono personalità come Costantino Nivola, che emigrò poi negli Stati Uniti dove divenne scultore affermato, e Giovanni Pintori, art director per Olivetti dal 1938 al 1968, che per la celebre azienda di Ivrea firmò materiale pubblicitario di ogni genere a livello internazionale: manifesti, pagine, insegne”.

Solo una tessera di un mosaico articolato durato vent’anni che ancora oggi mostra la sua eredità alla Triennale di Milano e che ha Monza ha mosso i primi passi con le sue Biennali delle arti decorative. “L’esposizione propone i capolavori che da questa fucina dell’arte uscirono, conservati proprio nelle raccolte dei Musei civici di Monza, cui si affiancano pezzi inediti provenienti da collezioni private e dalla Società Umanitaria di Milano, l’istituzione di ispirazione socialista che si impegnava nell’educazione delle classi popolari per volere della quale l’Isia fu creata”.

Cos’era l’Isia: pannelli didattici e installazioni

In via Teodolinda pannelli didattici e installazioni audio e videocon un linguaggio che parla soprattutto ai giovani e che si ispira a quello dei social network, accompagnano il visitatore nel percorso espositivo, suddiviso in sezioni dedicate ai vari corsi attivati dall’istituto: disegno geometrico, disegno del mobile, ferro battuto, plastica decorativa, decorazione pittorica, figura e copia dal vero, ceramica, tecnica dei metalli preziosi, tessitura e ricamo, grafica pubblicitaria”.

Cos’era l’Isia: aperture e programma

Dopo l’inaugurazione la mostra sarà aperta il mercoledì in orario  10-13 e 15-18, il giovedì 15-18,  venerdì, sabato e domenica 10-13 e 15-18, con aperture  straordinarie 8 dicembre, 1 gennaio, 6 gennaio. L’ingresso costa 6 euro per il biglietto intero, 4 il ridotto, è gratis per gli under 18.

Dopo l’apertura sono in programma una serie di iniziative e approfondimenti sulla storia dell’Isia che cadono in un anno speciale, il 2023, cioè un secolo esatto dopo la prima edizione della Biennale delle arti decorative che ha avuto come teatro le sale della Villa reale di Monza, “spenta” vent’anni prima dai Savoia dopo il regicidio.