Monza e il progetto per fare rinascere l’Isia alla Villa reale 100 anni dopo

Sabato 12 novembre alla Villa reale la tavola rotonda per discutere del centenario della storica Isia e pensare alla sua rinascita.
Monza Isia
Monza Isia Fabrizio Radaelli

C’è una data di inizio: 12 novembre 1922. A Monza nell’ala sud di Villa Reale nasceva oggi la prima Università delle arti decorative che nel 1929 prenderà il nome di Isia (Istituto Superiore Industrie Artistiche)

Quelle sale che ora sono occupate dal liceo Nanni Valentini ospitavano i primi laboratori, il convitto e le aule dove tra docenti e alunni si citano nomi importanti che vanno da Alessandro Mazzucotelli, maestro del Liberty che ne fu direttore, ad artisti come Arturo Martini, Marino Marini, Raffaele De Grada, il matematico Pietro Reina, Costantino Nivola, Giovanni Pintori che Olivetti scelse proprio tra i più brillanti allievi di Monza per dirigere il suo ufficio di grafica pubblicitaria. 

Isia alla Villa reale di Monza: il convegno

Nel 1943 questo mondo straordinario fatto di creatività, tecnica, legame con il territorio finisce sotto le bombe. La villa è occupata dai tedeschi, molti di questi giovani artisti sono chiamati al fronte, alcuni come Salvatore Fancello, perdono la vita. 

Ottant’anni dopo quella brusca chiusura e nel centenario della prima biennale d’arte, l’Isia potrebbe rinascere, ritornare ad occupare aule in Villa, restituire al complesso del Piermarini quella funzione di polo di alta formazione che ne ha fatto tra il 1922 e il 1943 la culla del design italiano, catalizzatore del meglio del made in Italy negli anni delle biennali d’arte che in Villa presero il via nel 1923 per poi trasferirsi alla Triennale milanese. 

Di questo si è parlato questa mattina nel convegno che si è svolto nella sala degli specchi della Reggia. Tra i relatori Claudio Colombo, responsabile dell’archivio storico dell’Umanitaria , società che è stata artefice della nascita dell’Isia, Anty Pansera, storica e critica del Design che a Monza ha insegnato nei primi anni dell’Istituto d’arte, Alberto Crespi , critico dell’arte che alla storia dell’Isia ha dedicato una pubblicazione per Pro Monza negli anni Ottanta, Rodolfo Profumo, storico delle Arti che ha raccontato l’Isia come luogo dell’incontro, ambito ideale per far nascere nuovi progetti. 

Isia alla VIlla reale, le parole dell’assessore

Il futuro di Isia è nella parole dell’assessora alla cultura e Villa Reale Arianna Bettin che ha ribadito la volontà di riportare l’Isia a Monza: “È nel programma della nostra coalizione -dice- sicuramente la Villa merita di essere di nuovo luogo di alta formazione e l’industria, l’artigianato e il design sono fortemente legati al nostro territorio”. 

Le strade aperte sono molteplici: Maria Concetta Cossa, direttrice dell’Isia di Faenza con delega alla presidenza della conferenza degli Isia Italiani (sono cinque: Faenza, Roma, Urbino, Pescara e Firenza) si è detta disponibile a collaborare . “Già nel 2018 si era parlato di aprire a Monza un triennio come succursale dell’Isia di Faenza – spiega – da parte mia c’è tutta la disponibilità a collaborare perché questo si realizzi”. 

Isia alla Villa reale, e magari il Politecnico

Anche Federico Bucci, professore di storia dell’architettura e pro rettore del Politecnico vede Monza come luogo ideale. “Abbiamo aperto un polo a Mantova portando linfa vitale a tutta la città e il territorio. La dimensione della provincia permette una didattica per laboratori di piccoli numeri che metta insieme al storia monzese con lo sguardo al futuro”. 

Le premesse ci sono tutte: “Speriamo davvero che questo progetto si possa concretizzare” dice Anty Pansera che siederà al tavolo aperto dal direttore del Consorzio di gestione del parco e della Villa, Giuseppe Di Stefano, per progettare anche eventi lungo tutto il 2023. 

Un’anticipazione la offre Angelo Crespi che è nel comitato scientifico della Reggia e consigliere di Adi: “Sicuramente Triennale a Milano organizzerà qualcosa per ricordare il centenario della prima biennale, ma Monza che è stata al centro di quella prima biennale dovrà sicuramente trovare il modo per ricordare quella data così importante per la sua storia”.