Maxi operazione antidroga dei finanzieri del Comando Provinciale di Milano, nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica: giovedì 10 novembre hanno dato corso a una ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 42 persone di nazionalità italiana, spagnola e albanese, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Uno dei soggetti, dicono le Fiamme gialle: “ha precedenti per associazione mafiosa“. Mandato di Arresto Europeo in Spagna ed Olanda, a cura degli competenti organi collaterali di polizia esteri con il supporto di Eurojust ed Europol per sei dei coinvolti.
Droga, 42 arresti della Finanza: sequestrate mille ricariche di cannabis per sigarette elettroniche
Dalle indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, con l’ausilio tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), è emerso che due distinte associazioni criminali transnazionali sarebbero state in grado di movimentare – complessivamente – “oltre sei tonnellate di stupefacenti, marijuana e hashish, nel solo periodo compreso tra il 2019 ed il 2021” tra la Spagna e il territorio nazionale, con destinazione prevalente la Lombardia. Nel corso delle attività di indagine sequestrata quasi mezza tonnellata di droga e oltre mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi.
Maxi traffico di droga verso la Lombardia con varie società di copertura
Per l’approvvigionamento, trasporto, stoccaggio e distribuzione dello stupefacente sarebbero state utilizzate reti logistiche realizzate attraverso la costituzione di plurime società di comodo ed il ricorso a numerose spedizioni di copertura. Inoltre sarebbero stati impiegati “apparati smartphone dotati di sofisticate applicazioni per la trasmissione criptata delle comunicazioni” mentre il trasferimento dei proventi del traffico di droga sarebbe stato estraneo ai tradizionali circuiti finanziari, “basato su meccanismi di compensazione informale delle partite di denaro (c.d. hawala o fei chi’en)” spiegano i finanzieri.