Purtroppo non è una novità e la ridondanza rende ovviamente tutto ancora più drammatico. Da un lato perché il problema esiste, dall’altro perché apparentemente è lontana una via d’uscita, almeno parziale. Stiamo parlando dell’ennesima classifica che mette Monza e la Brianza al secondo posto in Italia (dopo Cremona), tra le 58 province più inquinate da Pm 2,5, le famigerate polveri sottili. Dati recentissimi, raccolti tra gennaio ed agosto di quest’anno da Deutsche Welle, in collaborazione con lo European Data Journalism Network di cui fa parte anche Il Sole 24 Ore. Il quotidiano ha utilizzato i dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus (Casm).
Polveri sottili: il 73% degli italiani vive il territori inquinati
Cinquantotto province che raccolgono oltre il 73% della popolazione italiana: ciò significa che quasi tre italiani su quattro vivono in territori inquinati da polveri sottili (Pm 2,5) i cui valori superano i 10 microgrammi per metro cubo stabiliti dalle linee guida europee a garanzia di una migliore salute per le persone. Un valore limite a “maglia larga” rispetto alle indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) che stabiliscono in 5 µg/m³ la soglia ottimale tanto che anche in Europa ci potrebbe essere presto un adeguamento. Le polveri sottili, è noto, sono causa di malattie respiratorie e cardiache. Sarebbero state 238mila, solo nel 2020, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, le morti premature nell’Unione europea dovute al Pm 2,5 con valori elevati. In Italia, tra il 2016 e il 2020, sono aumentate del 5,4% e so tratta del Paese che ne ha registrate di più (circa 246mila).
Polveri sottili: Monza e Brianza supera i 20 microgrammi per metro cubo di Pm 2,25
Monza e Brianza addirittura, insieme ad altre otto province italiane, supera i 20 microgrammi per metro cubo di Pm 2,5. Se la maglia nera spetta a Cremona con 24,1 µg/m³, Monza e Brianza è poco sotto, 23,7, peggio di Milano (23,4), Mantova (23,4), Padova (23,4), Lodi (23,4), Verona (22,9), Vicenza (20,9) e Treviso (20,6), le nove peggiori in assoluto. Tutte città in Pianura Padana che, non a caso, è il territorio più inquinato d’Europa con una prognosi che per la gran parte dei centri urbani che la caratterizzano continua a peggiorare. E tra le città europee più inquinate quelle italiane hanno registrato i dati più alti.
Ci sono anche sette province del Sud Italia nella classifica: Napoli al ventisettesimo posto con 14,1 microgrammi per metro cubo, Caserta 36esima con 12 µg/m³ e poi Benevento (11,3), Taranto (10,7), Avellino (10,4), Lecce (10,3) e Brindisi (10,2).
Secondo il monitoraggio atmosferico Copernicus che si è svolto tra il 2018 e il 2022 l’inquinamento da PM2,5 è aumentato in 30 città italiane tra le quali anche alcune lombarde. Gli incrementi maggiori si sono registrati in particolare a Biella (+17,2%), Lecco (+14,8), Vicenza (+14,3%), Como (+14,2), Varese (+14%), Lucca (+12,9) e Pistoia (+12,7%).
Il dato più allarmante è che la situazione, nonostante la maggiore consapevolezza del problema e qualche intervento green su mobilità e costruzioni, a livello nazionale negli ultimi 5 anni la concentrazione di Pm 2,5 è calata soltanto dello 0,5%. Mentre in Europa esistono esempi virtuosi come quello della Polonia (-23,4%).