Ci sarà un altro incontro per confermare o finalmente smentire la “leggenda metropolitana”, quella della metropolitana a Monza. Di giorni simili, a dire il vero, ce ne sono stati molti, un po’ troppi a dirla tutta: per farlo basta sfogliare le pagine del Cittadino degli ultimi settant’anni.
Metropolitana a Monza: il progetto attuale
Del progetto di prolungamento della metropolitana tra Monza e Milano si parla ormai da qualche anno e da tre sindaci. Il piano lo ha portato a casa Roberto Scanagatti, lo ha perfezionato con una piccola deviazione e un “congresso” di due consigli comunali alla Villa reale di Monza Dario Allevi, lo ha faticosamente (e in sordina) continuato a rincorrere Paolo Pilotto, il sindaco attuale. Che si trova alle prese con il pasticcio dei pasticci: a bocce ferme, i costi sono esplosi.
Per farla breve: il prolungamento della metropolitana a Monza sembra così vicino e allo stesso tempo così lontano. Perché alla fine il rimbalzo delle responsabilità finanziarie potrebbe mettere fine per l’ennesima volta alla possibilità di realizzare il collegamento tra le due città. Che pure, in queste settimane, è stato sostenuto dalla società civile in maniera ampia e corporativa come mai successo fino a oggi.

Metropolitana a Monza: un progetto nel 1927
Quindi da dove partire. Dal 1927 a occhio e croce. Lo raccontava anche il Cittadino di Monza sul finire del 1964, nell’anno in cui è stata aperta la prima metropolitana di Milano che finiva a Villa San Giovanni e subito si è iniziato a parlare del suo prolungamento a nord. Monza, si diceva allora: non è mai successo, come sappiamo. Il prolungamento c’è stato, ma è arrivato giusto alla stazione ferroviaria di Sesto, un paio di fermate in più.
Eppure allora il progetto sulla carta era un altro. Portarla a Monza, sotto diverse traiettorie e speranze. D’altra parte nel 1927, scriveva il Cittadino alla fine del 1964, c’era già stato un progetto, 30 anni prima dell’effettiva messa in esercizio della M1, la linea rossa; all’apertura, scriveva il Cittadino a novembre di quell’anno, “nessuno ha ricordato chi studiò a fondo per lunghi anni il problema: Marco Semenza. Egli fu l’assertore convinto di un ’idea e di una teoria che oggi finalmente viene compresa. È del 1927 il suo primo vero progetto completo” premiato poi dal primo premio al concorso per il Piano regolatore di Milano.
Metropolitana a Monza: il Gamba de Legn
Ma la grande idea nuova lanciata in tale occasione e che solo oggi trova comprensione, era la “metropolitana extraurbana”. E poi: “Tutti sono ormai convinti che la stazione Marelli, oggi stazione di testa della linea 1 presto non lo sarà più. Queste non sono altro che le idee e le teorie che Semenza enunciò tanti anni fa e purtroppo non potè vedere attuate”. Poco male, non lo sono anche oggi, non lo saranno mai, a dire il vero, tranne realizzando la Lilla fino a Monza. Nel frattempo nel 1966 sparisce il Gamba de Legn, che da Rondò dei Pini era ancora una metropolitana per Monza. Tante promesse, ma addio: finisce così.
Maggio 1964, il Cittadino di Monza. “Oggi il Sindaco e l ’Assessore ai Lavori pubblici si incontreranno con l’ing. Ciribini, direttore generale della Metropolitana Milanese per l’impostazione, essendo maturi i tempi, di un piano tecnico e finanziario per il percorso del metrò oltre Sesto S. Giovanni. Il Comune non pone come condizione tassativa l’attraversamento del centro cittadino: basterà ai monzesi che la Metropolitana arrivi in città in zona non troppo periferica e che le autolinee urbane si raccordino ad essa. La soluzione di un percorso del metrò che concili le esigenze di Monza con quelle di alcuni grossi centri vicini è certamente una ragione”.

Metropolitana a Monza: il 1969 e gli anni ’70
Quel progetto affondato del 1964 sarebbe poi stato un punto di non ritorno. La Rossa non sarebbe mai arrivata a Monza – né lo sarebbe stata la Verde verso Vimercate, nonostante come per la morte del Gamba de Legn la tranvia verso la Brianza fosse la contropartita della gabella della tangenziale est, che ancora sussiste senza alcuna alternativa.
Se nel 1964 in prima si leggeva un’intervista dell’allora sindaco su “La Metropolitana: la sua necessità e i suoi criteri”, nel 1969 sul giornale si legge “Il prolungamento del Metrò Sesto-Cinisello” con le “Proposte del tavolo assessori e tecnici di Milano”, dove Cinisello è Bettola come viatico per Monza. E ancora a gennaio 1970 “MM fino a Brugherio la linea 2, attesa per la linea 1 a Monza”, mentre sei mesi più tardi si arriva all’apertura del Cittadino in prima con “Non è ancora perso l’autobus della metropolitana” (con un funambolico scarabeo trasportistico).
Poi evidentemente le speranze scemano e a lungo, dato che occorre arrivare a marzo del 1974 per ritrovare il titolo poco confortante di “E intanto Monza sta a guardare” mentre si racconta dell’appalto assegnato per portare la linea verde milanese fino al Bettolino di Cologno monzese, appena sotto Brugherio. Per risollevare i cuori occorre sfogliare il calendario fino al 1985, quando si legge che “Tra un anno il metrò partirà da FFSS-Sesto San Giovanni” e lì i riflettori si riaccendono sulla speranza che il passo successivo sarebbe stato salire verso Monza, ma niente da fare.

Metropolitana a Monza: il boom del 1989 e del 2009
Poi, a sorpresa, il 1989: mentre crollavano i regimi socialisti, sul Cittadino compare una maestoso piano per non una ma quattro linee della metropolitana verso la Brianza. Da non crederci: il prolungamento della linea Verde così come viene immaginato ancora oggi, almeno fino a Vimercate via Brugherio, Concorezzo, Agrate; poi la rossa che non si limita ad attraversare Monza ma prosegue fino ad Arcore e Carnate. In più una ramificazione dopo Sesto San Giovanni verso San Damiano e Cascina Bastoni. Non basta: una terza linea, ancora da progettare e solo ipotizzata, destinata da Milano verso Cinisello e poi costeggiando Monza ad ovest con capolinea a Biassono dopo avere fatto tappa a Vedano; e infine la linea gialla allora in progettazione che si sarebbe spinta dopo Bresso a Nova Milanese, Muggiò, Desio e Seregno. Boom. Va da sé che tutto questo è durato il tempo di sognarlo.
E poi? Un po’ di tutto, compresa l’epopea (affondata) del metrò a fune e tante altre ipotesi (comprese le ovovie sul Villoresi). Per tornare a qualcosa di concreto si passa al 2009, quando viene sdoganato il progetto di prolungamento della linea rossa a Cinisello Bettola (ancora lì da finire): l’allora sindaco Marco Mariani sottolineava all’epoca che le parti avevano sottoscritto l’accordo perché poi la metrò sarebbe arrivata almeno fino al Rondò dei pini. Non è così, come sappiamo. La storia cambierà oggi?
