Mafie in Brianza resistenti alle inchieste, danneggiamenti e incendi: il “reato spia” di Monza

Terzo monitoraggio di Cross, l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano, commissionato da Polis per la Commissione antimafia regionale lombarda
Un’operazione antimafia del S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza

Sembra ormai assodato che la Lombardia sia la “seconda regione di ‘ndrangheta d’Italia” dopo ovviamente la Calabria: è il primo punto fermo dei cinque che sintetizzano quanto emerso dal terzo monitoraggio Cross, l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano, commissionato da Polis per la Commissione antimafia regionale lombarda. Una analisi del fenomeno mafioso in Lombardia nel periodo a cavallo della pandemia, tra il 2018 e il 2020 attingendo da inchieste giudiziarie e delle forze dell’ordine, dichiarazioni di rappresentanti istituzionali, relazioni tenute in convegni, rapporti di ricerca, ma anche articoli di giornale, tesi di laurea e statistiche ufficiali.

Mafie in Brianza, il monitoraggio di Cross di Dalla Chiesa: “Lombardia seconda regione di ‘ndrangheta d’Italia”

In tutte le province lombarde la criminalità calabrese avanzanon sempre in modo silente”, piuttosto “con una intimidazione strisciante”, una “violenza a bassa intensità”. È stato riscontrato un “dinamismo mafioso” nei territori delle province di Varese, Como e Lecco che sembrano svolgere una “funzione di cerniera” verso la Svizzera, “meta di spostamenti da parte dei clan per innestare nuove “colonie” europee”. Per non parlare di Mantova e Cremona, con la prima “fondamentalmente estranea per decenni alla penetrazione mafiosa” e invece, di recente permeabile alla “spinta espansiva ‘ndranghetista proveniente dalle aree settentrionali dell’Emilia. La zona del Pavese sta invece diventando snodo della ritirata strategica” dei clan dall’area sud di Milano per insediarsi in piccoli centri della Bassadove creare nuovi “fortini” meno controllabili ed espugnabili dalle forze dell’ordine”.

La mappa della “minaccia mafiosa” di Cross: da 5, minima, a 1, massima

Mafie in Lombardia, la mappa: a Monza e Brianza “massima minaccia”

Molto è cambiato dalla “mappa” delle presenze mafiose in Lombardia approntata a fine del secolo scorso: una rilettura attuale ha consentito a Cross di “misurare” la minaccia mafiosa nelle undici province lombarde con una scala da 1, massima minaccia, a 5, minima. Detto che nessuna provincia, ha minaccia 5, e Milano, Monza Brianza e Como restano saldamente a 1, sono salite a minaccia 3 Cremona e Mantova, a 4 (da 5) Sondrio, mentre Bergamo e Brescia restano a 3 (“ma potrebbero scendere a 4”). Lecco e Varese (a 2), come Pavia, insieme a Milano, Monza Brianza e Como: “Sono province fortemente segnate da una strutturata presenza mafiosa, soprattutto ‘ndranghetista, che l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine continua a compire da anni senza peraltro ottenere uno scompaginamento dell’avversario” si legge nel monitoraggio Cross.

La copertina del Monitoraggio Cross

Mafie in Lombardia, la presenza radicata della ‘ndrangheta in provincia di Monza e Brianza

Ma sono sempre sei le “locali” di ndrangheta in provincia di Monza e Brianza? Pare di no. Se da un lato “la geografia disegnata da fonti giudiziarie, investigative e giornalistiche consegna un quadro invariato”, dall’elenco (Desio, Giussano, Lentate, Limbiate, Monza e Seregno) sembra si debbano depennare Lentate e il capoluogo. “Non emergono – si legge nel monitoraggio Cross – nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Freccia”, una delle ultime in ordine di tempo contro la presenza mafiosa in provincia. Tuttavia, “l’assenza di una locale non implica, evidentemente – precisano gli estensori – la non presenza di ’ndraghetisti o delle loro attività sul territorio”.

Nando Dalla Chiesa
Nando Dalla Chiesa

Mafie in Brianza, “a preoccupare le due locali di ‘ndrangheta storiche di Desio e Seregno”

A preoccupare sono le due locali di ‘ndrangheta “storiche e ben note come Desio e Seregno che “si mostrano attive e assolutamente radicate sul territorio nonostante i pesanti colpi inflitti dalla magistratura” scrivono Nando Dalla Chiesa e gli altri relatori della ricerca. E poi “affiliati delle cosche di Giussano e Seregno” che “operano regolarmente sia nei territori brianzoli di Meda, Carate Brianza, Verano e Varedo” sia “nelle aree del comasco, Cabiate e Mariano Comense in particolare”. Se l’area nord occidentale “è la più effervescente, al contrario, la parte orientale della provinciaoltre l’importante sequestro di beni” ai danni di una famiglia “nell’area di Concorezzo, nel 2020, e un acquisto di stupefacenti effettuato a Brugherio da uno degli indagati dell’operazione Freccia”, si legge nel monitoraggio Cross, “non sembrano emergere particolari criticità“.

Mafie in Lombardia: l’effetto rimbalzo del Covid che ha favorito la criminalità organizzata

Covid, lockdown, crisi economica conseguente: periodo buio, eppure qualcuno ci ha guadagnato. La criminalità organizzata, che ha usufruito di un “effetto rimbalzo”. Un periodo, scrive dalla Chiesa, responsabile di Cross: “Segnato dalla nascita impetuosa di urgenze e bisogni sociali e materiali, in particolare nel settore salute, che ha generato lo sviluppo disordinato di mercato nuovi per tipologie e dimensioni nei quali le organizzazioni mafiose hanno saputo inserirsi con abilità”. E poi la crisi economica “senza precedenti” di comparti come il commercio e il turismo, indotta dal lockdown, e, ancora, la “rivoluzione passiva” delle relazioni sociali: “hanno aperto varchi veloci e inaspettati nell’economia lombarda” dove i mafiosi si sono abilmente inseriti. E allora ecco la sostituzione di imprese sane, ma “fiaccate dagli eventi” sostituite da altre, “insofferenti della legalità, dalle “opache risorse di capitali” e in grado “con collaudati strumenti” di scoraggiare la concorrenza.

Mafie in Lombardia: “Effetto post Covid non ancora quantificabile”

Nel luglio 2020 la Commissione speciale antimafia della regione ha segnalato “un’anomala crescita di nuove imprese”, mentre dal Ministero dell’Interno è stato evidenziato come “solo in Lombardia, ci siano state, tra il marzo 2020 e il febbraio 2021 “quasi ventimila casi di trasferimenti di quote di partecipazione nelle società”. Un impatto non ancora quantificabile, “ma da un sondaggio di Confcommercio Milano-Lodi-Monza Brianzaprecisa Dalla Chiesacirca il 20 per cento delle aziende intervistate rispondono di avere ricevuto proposte di prestiti da persone sconosciute o di acquisto della attività a un valore inferiore a quello di mercato o di cessione di quote aziendali”. Un “effetto rimbalzo” che ha coltivato le condizioni “che possono favorire altri e più profondi cambiamenti”: una sorta di anno zero dove con “la quantità e la qualità della presenza mafiosa” in Lombardia si potrebbe assistere amovimenti di interessi e geografie” in un contesto regionale “che gli straordinari quantitativi di risorse destinate dal Pnrr alla Lombardia metteranno alla prova” ammoniscono i ricercatori.

Mafie in Brianza: i “reati tipici” e le “bonifiche continue” dalle microspie

Usura, estorsioni e traffico di stupefacenti insieme al riciclaggio, “spinto” anche dalla crisi conseguente alla pandemia, sono i “reati tipici” anche sul territorio brianzolo della criminalità calabrese. Un passaggio della relazione di Cross si sofferma in particolare sulla “forza delle relazioni costruite con imprenditori e soggetti criminali legati ad altre locali o ‘ndrine” e sulla “estrema attenzione degli ‘ndranghetisti radicati in Brianza a non lasciarsi andare a comportamenti che possano sfavorire le attività criminali”, impegnati ad effettuare “bonifiche continue” di abitazioni e auto, a caccia di microspie piazzate dalle forze dell’ordine.

Mafie in Brianza: usura “reato grimaldello” e l’omertà a denunciare

In riferimento a indagine del 2020, The Shock, tra le undici complessive condotte dal 2018 nel territorio brianzolo, emerge il “capitale sociale delle mafie”, una “fase simbiotica”, ossia “l’ingerenza nel settore lecito dell’economiaattraverso professionisti, come consulenti finanziari, broker, imprenditori complici.
Venti, a proposito di imprenditori diventati “complici di usurai”, fenomeno che fa i conti con la “tendenziale ritrosia del brianzolo a denunciare”, le interdittive antimafiasei nel 2018, sette nel 2019 e altrettante nel 2020emanate dal Prefetto Patrizia Palmisani. Quell’usura definita dal procuratore capo di Monzareato grimaldello” che consente alla ‘ndrangheta di inserirsi nel circuito economico, vede spesso vittime “imprenditori già bordeline dice Alessandra Dolci, coordinatrice della Dda di Milano. Dagli 8 del 2019 sono arrivati a 21 nel 2021 i fascicoli aperti in Procura, a Monza.

Mafie in Brianza, i “reati spia” con il boom di danneggiamenti seguiti da incendio a Monza

Interessante è inoltre l’analisi dei “reati spia, estorsioni, usura e danneggiamento seguito da incendio (Dsi), in Brianza e a Monza. Le prime sono aumentate in entrambi i contesti, arrivando a 70 denunce in provincia e 10 a Monza, nel 2020, un tasso su 100mila abitanti comunque “nettamente inferiore a quello regionale”; zero invece le denunce per usura in tutta la provincia, Monza compresa (dove è così, costantemente, dal 2017). Quanto ai Dsi, sono stati una sessantina con trend analogo negli anni in provincia, mentre spicca il dato monzese, dalle 2,4 denunce ogni 100mila abitanti nel 2017 si è passati alle 8,8 del 2020 con picco (10,5) nel 2019. Solo 13 invece, in tutta la provincia, nel 2020 – “un dato inaspettato” – le denunce per “riciclaggio di denaro. C’è infine il tradizionale “business” del “movimento terra” e del “traffico e smaltimento illecito di rifiuti”. Ricordata a tal proposito nel Monitoraggio l’operazione Feudo della Polizia di Lamezia Terme che intercettò un camion carico di rifiuti che, prima dell’avvio delle indagini, e di essere dirottati in Calabria: “erano sversati (e all’occorrenza dati alle fiamme) in capannoni dismessi in Brianza (Varedo), nel Comasco e nel milanese” ha rilevato la Dia.