“Mal’aria di città”, il rapporto di Legambiente boccia Monza: cosa deve fare per il futuro

Monza compare troppe volte nel documento “Mal’Aria di città” messo a punto da Legambiente: presente e futuro.
Villasanta Limitazioni traffico inquinamento
Limitazioni traffico inquinamento Fabrizio Radaelli

Monza compare troppe volte nel documento messo a punto da Legambiente e non è una buona notizia. È stata diffusa l’edizione 2023 di “Mal’Aria di città”: nel rapporto, realizzato nell’ambito della campagna “Clean Cities”, si analizza lo stato dell’inquinamento atmosferico dei capoluoghi di provincia a partire dai dati ufficiali rilevati dalle diverse centraline di monitoraggio dislocate sui territori.

Mal’aria di città”, il rapporto di Legambiente: Monza tra le prima dieci città per pm10 e tra le dodici per biossido d’azoto

I valori fanno riferimento al 2022 e prendono in considerazione i livelli di pm10, pm2.5 e biossido d’azoto. Per farla breve: Monza è tra le dieci città italiane più inquinate da pm10 e tra le prime dodici per inquinamento da biossido d’azoto. Quanto a pm 2.5, non ne parliamo. Un mal comune che la accomuna ad altri capoluoghi di provincia lombardi, come Milano, Lodi e Cremona per quanto riguarda il pm10 e Milano e Como per il biossido d’azoto, ma che non porta alcun guadio.

Mal’aria di città”, il rapporto di Legambiente: cambieranno i parametri, Monza deve tagliare il pm10 del 39%

Alla fotografia, impietosa, della qualità dell’aria che si respira tutti i giorni, Legambiente affianca però anche quello che vuole essere uno sprone: del resto non bisogna dimenticare che lo scorso autunno l’Unione europea, nell’ambito della revisione della direttiva sulla qualità dell’aria, ha proposto di ridefinire, al ribasso, i limiti che dovranno essere rispettati a partire dal primo gennaio 2030. Nello specifico, per il pm10 la massima concentrazione media annuale consentita passerà da 40 microgrammi al metrocubo a esattamente la metà, a 20: per restare nei limiti Monza dovrà ridurre del 39% la sua concentrazione nell’aria. Per il 2.5 il nuovo valore si attesterà a 10 microgrammi al metrocubo, contro i 25 attuali: il capoluogo della Brianza dovrà ridurre addirittura del 60% le attuali concentrazioni. Meno 34% invece è la percentuale prevista per il rispetto dei limiti del biossido d’azoto, che passeranno a 20 microgrammi per metrocubo (ora 40).

Mal’aria di città”, il rapporto di Legambiente: i consigli per il 2030

Ulteriore sprone, la sottolineatura della mancanza di incisività delle misure messe in campo negli ultimi dieci anni: dal 2011 al 2021 il trend monzese di riduzione di pm10 è stato solo pari a -5%, mentre pari a -2% quello che riguarda il biossido d’azoto. Andando avanti di questo passo, precisa Legambiente, sarà molto difficile riuscire a rispettare le nuove direttive in vigore dal 2030. Per questo, suggerisce ancora l’associazione, sarà fondamentale mettere in campo sei diverse azioni, tra cui promuovere zone a emissioni zero, potenziare il trasporto pubblico e il trasporto rapido di massa, incentivare la mobilità elettrica condivisa e ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo.