Siccità, Coldiretti: «No al taglio dell’acqua dal lago di Como, lungo l’Adda danni per almeno 500 milioni di euro»

Foto dell'adda con il livello basso E foto di Fiorenzo dentro uno dei canali che portano acqua alla centrale privo di acqua nelle scorse settimane
Foto dell’adda con il livello basso E foto di Fiorenzo dentro uno dei canali che portano acqua alla centrale privo di acqua nelle scorse settimane Marco Testa

Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza interviene sulla decisione dei responsabili della gestione del lago di Como e dei laghi minori di ridurre la portata dell’acqua lungo l’asta dell’Adda e chiede un passo indietro per aiutare le colture primaverili che adesso hanno bisogno di acqua che la scarsità di piogge non può garantire. In giorni in cui la siccità nel nord Italia è testimoniata dal Po sotto di 3 metri al livello abituale.

L’allarme di Coldiretti: «Nelle campagne la situazione è gravissima»

Nelle nostre campagne la situazione è gravissima, perché le colture primaverili necessitano proprio adesso del massimo apporto idrico. Per questo riteniamo decisamente prematura la riduzione della portata d’acqua pianificata per i prossimi giorni dall’Autorità di bacino del lago di Como. L’attuale livello del Lario, infatti, consentirebbe di mettere a disposizione della nostra agricoltura le necessarie risorse idriche”, dice Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza.

A rischio – precisa la Coldiretti interprovinciale – ci sono oltre centomila ettari coltivati lungo il fiume Adda, con un danno diretto alla cerealicoltura rimasta senz’acqua per irrigare calcolato in almeno 500 milioni di euro, senza contare gli effetti sull’indotto. In un contesto così critico nel quale non si prevedono a breve precipitazioni consistenti, vanno garantite le portate necessarie”.

L’allarme di Coldiretti: «È prematuro chiudere l’emissione dal lago»

È inoltre indispensabile – spiega il presidente Rotaassicurare l’immissione di acqua dai bacini idroelettrici sopra il Lario. In occasione dei tavoli regionali si era assicurato l’impegno a garantire l’apporto di acqua dagli invasi alpini tramite i produttori idroelettrici, ma le promesse sono state disattese. Solo grazie all’impegno degli agricoltori e alla rinuncia dell’uso irriguo dell’acqua durante i mesi di aprile e maggio è stato possibile portare il livello del lago di Como da meno 37 centimetri a più 60, facendo scorta idrica per averla a disposizione adesso, ma ad oggi ne è stata utilizzata solo la metà. Ecco perché è prematuro chiudere l’emissione dal lago, ma anzi bisogna fare tutto quanto è possibile per garantire l’irrigazione in queste settimane di massimo fabbisogno. Teniamo anche conto che la stagione irrigua è iniziata a fine maggio ma fino a pochi giorni fa non è stato possibile utilizzare l’acqua per irrigare perché è andata tutta a rimpinguare le falde, che erano ormai ai minimi storici, con un vantaggio per tutta la collettività“.

Ora che avremmo la possibilità di procedere con la prima irrigazione ci troviamo di fronte a scelte irrispettose del settore primario. Sono bruciati i prati stabili ed è calata la produzione dei cereali autunno-vernini, e dopo questi sacrifici l’acqua ci viene negata ancora: un danno doppio per le imprese agricole. Chiediamo subito un intervento per accelerare lo svaso dai bacini alpini. Detto ciò i danni che si profilano per l’agricoltura rendono imprescindibile la richiesta dello stato di calamità, anche perché andremo sicuramente incontro a gravi problemi per l’approvvigionamento alimentare del nostro Paese”, conclude Rota.