Never ending story a Monza. Il tempo passa e aggiunge nuovi capitoli a una vicenda che sembra ancora lontana dal trovare la giusta quadra. È scaduto il 31 marzo il contratto preliminare tra l’attuale proprietà privata e la società acquirente che stava redigendo la proposta di piano attuativo: la proprietà aveva tempo fino allo scorso venerdì per consegnare l’area dismessa di via Timavo a chi l’avrebbe acquisita. Ma non l’ha potuto fare, perché gli spazi in questione sono ancora occupati abusivamente dalla Foa Boccaccio: il centro sociale ci ha fatto irruzione nel luglio del 2021 e, dal calendario di iniziative che ha messo a punto per questo inizio di primavera, pare non abbia alcuna intenzione di allontanarsene.
Monza: via Timavo occupata dalla Foa, i timori dell’architetto
«Loro continuano a dormire sonni tranquilli. Noi altri un po’ meno»: usa un eufemismo Michela Locati, l’architetto progettista e tecnico di riferimento per i privati proprietari del terreno da diecimila metri quadri che, parallelamente (in linea d’aria) a via Mentana, si estende tra il Lambro e il canale Villoresi. Difficile prevedere, ora, cosa potrà succedere: «Non sappiamo ancora quali decisioni potrebbero prendere le parti. Certo è che le condizioni contrattuali non sono state rispettate».
Perché lo sgombero, più volte annunciato anche in risposta alle sollecitazioni di un quartiere che all’improvviso si è trovato a dover convivere con dei vicini sopra le righe, ancora non è avvenuto. E già basterebbe questo a indispettire un operatore. Ma, aggiunge l’architetto, «ora bisogna anche tenere in considerazione questo: l’amministrazione comunale ha appena avviato il procedimento di variante al Pgt e, al momento, non abbiamo idea di come la nuova giunta possa voler intervenire su quelle che, come via Timavo, sono definite aree di rigenerazione».
Monza: via Timavo occupata dalla Foa, la proposta di piano attuativo è del 2018
E se già nel mese di dicembre si parlava “di ingenti danni economici e professionali” a causa di una situazione di stallo ormai consolidata (e rafforzata dalla contestuale decisione del tribunale del riesame che aveva negato il sequestro preventivo dell’area di via Timavo) ora il rischio è che anni di lavoro possano essere «vanificati».
La proposta di piano attuativo presentata nel 2018 prevedeva una destinazione residenziale per l’80% dell’area e per il rimanente 20% servizi, aree verdi e recupero dei resti di archeologia industriale. Nella parte a verde era stato progettato anche uno spazio ipogeo che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto funzionare come vasca di laminazione per eventuali esondazioni del Lambro. L’improvvisa occupazione abusiva ha bloccato ogni attività: nell’estate 2021 erano infatti in corso preliminari operazioni di bonifica e di pulizia. Da allora di quegli spazi ha iniziato a prendersi cura, a modo suo, il Boccaccio, organizzando incontri, rassegne e iniziative.