Le previsioni non promettono nulla di buono. Non sarà quella manciata di millimetri di pioggia caduta nei giorni scorsi (oppure gli 87,4 registrati dal primo settembre 2022 a 23 febbraio 2023, dati Arpa Lombardia) a risollevare le sorti di una stagione che già si preannuncia complicata: “Ci vorrebbe oltre un mese di pioggia in una situazione in cui si registra un deficit idrico che sale addirittura al 40% nel nord Italia”, riferisce Coldiretti Lombardia, precisando che “il brusco abbassamento delle temperature e il vento gelido” hanno messo a rischio “le fioriture fuori stagione, anticipate da settimane di caldo insolito”.
La crisi idrica è peggiore del 2022: effetti del cambiamento climatico
Eventi atmosferici “estremi” e “sfasamenti stagionali” sono “effetti del cambiamento climatico”, che nell’ultimo periodo in Brianza (e in tutta la regione) si è per lo più manifestato attraverso prolungati periodi di siccità che, oltre a non ripulire l’aria all’inquinamento, stanno anche lentamente modificando le tradizioni agricole del territorio.
«La coltivazione del mais – spiega Sergio Meroni, segretario di zona di Coldiretti – è sempre stata tipica della pianura Padana. Ormai, però, richiede troppa acqua. Per capirci meglio: nel 2022 in Brianza si è prodotto il 90% in meno di granoturco rispetto al 2021 a causa della siccità. Di solito lo si semina ad aprile per raccoglierlo in settembre: l’anno scorso le piogge sono state così scarse da rovinare la quasi totalità dei raccolti. Non sorprende allora che molti agricoltori abbiano deciso di abbandonare il mais per puntare su altre coltivazioni: il grano, l’orzo, la colza e la segale, vale a dire i cereali autunno-vernini che, seminati a ottobre per essere poi raccolti a luglio, si spera possano contare su maggiori quantità di pioggia».
La crisi idrica è peggiore del 2022: situazione peggiore di quella che già sembrava critica
Lo conferma Ulisse Confalonieri, che «già da diverso tempo» stava pensando di abbandonare il mais «perché, con l’80% in meno, il raccolto dell’anno scorso è stato un disastro», a favore «dei cereali e, se il tempo ce lo permetterà, anche della soia»: lo ha spiegato dalla sua azienda agricola di San Fruttuoso, preoccupato perché non sa «a cosa andremo incontro nei prossimi mesi: di sicuro la situazione quest’anno è peggiore di quella dell’anno scorso, che pure ci sembrava già critica».
Nel 2022 i danni generati dalla siccità sono stati così rilevanti da spingere circa duecento aziende del territorio a richiedere a Regione Lombardia contributi a fondo perduto: secondo la sezione locale di Coldiretti, sarebbero solo una settantina quelle che alla fine potranno contare sul sostegno. Mentre si cerca di mettere una pezza ai danni della passata stagione, ci si rimbocca le maniche per far fronte alla prossima, di stagione, e alle difficoltà che molto probabilmente porterà con sé.
La crisi idrica è peggiore del 2022: occhi puntati sulle riserve d’acqua
Occhi puntati sulle riserve d’acqua, visto che negli ultimi mesi non ha né piovuto né nevicato a sufficienza – motivo per cui, oltretutto, l’aria risulta così inquinata. In prima linea il Consorzio Est Ticino Villoresi che ha già predisposto una serie di “attività preventive per la gestione della possibile crisi idrica del 2023” perché le ultime rilevazioni a febbraio hanno registrato un -53% rispetto alla media tra il 2006 e il 2020. «Per rendere più efficace la comunicazione – spiegano dal Consorzio – una app, la ETV App, con cui informeremo gli utenti su tutte le azioni previste».
La crisi idrica è peggiore del 2022, l’esperto: “Importante strutturare strategie di medio-lungo periodo”
«Avremmo bisogno di molta, molta più pioggia per andare in pari con tutta quella che non è caduta»: lo spiega il meteorologo monzese spiega Flavio Galbiati, già preoccupato perché, al momento, «possiamo contare su riserve idriche tanto scarse da rasentare già i livelli che normalmente si raggiungono nel mese di agosto».
Non solo non ha piovuto: non ha nemmeno nevicato e «questo porterà con sé altre conseguenze: ne risentiranno i fiumi in estate, che non potranno essere arricchiti dalle acque dei nevai, e ne abbiamo già risentito tutti noi per via degli alti livelli di inquinamento dell’aria».
La drastica riduzione di precipitazioni deriva da un rallentamento nel flusso delle correnti che generano tanto l’alta pressione quanto le perturbazioni: è una delle conseguenze del cambiamento climatico in atto. Per questo, prosegue lo scienziato, sarà sempre più importante strutturare strategie di medio-lungo periodo per «razionalizzare l’acqua disponibile e concentrarsi su coltivazioni e metodi di irrigazione adatti al nuovo clima»: in un futuro ormai prossimo saranno sempre di più le azioni di adattamento e di mitigazione da mettere in campo.