Non si è arresa. Anzi, dopo la perdita del figlio Gabriele, vittima nel 2015 di un incidente sul lavoro in un’azienda di Sulbiate, ha trovato la forza di ripartire e di diventare formatrice dell’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.
Infortuni sul lavoro, la missione di una mamma: nelle scuole dopo la morte a Sulbiate del figlio Gabriele
Una missione che Ester Intini, 61 anni, residente a Cavenago Brianza, porta avanti senza incertezze, andando anche a parlare della sua personalissima e dolorosa testimonianza nelle scuole superiori.
Perché non è mai troppo presto per parlare di sicurezza sul lavoro.
Nello scorso marzo, durante l’incontro a Monza dal titolo «Donne e infortuni. Le protagoniste si raccontano», Ester Intini aveva appunto ricordato come «non avesse avuto il tempo di piangere».
«Piango – aveva riconosciuto – un po’ alla volta. Gabriele voleva che salvassi qualcuno».
Ora sta mantenendo quella promessa mai fatta a suo figlio: «Quando vado negli istituti scolastici superiori, vado a parlare con gli studenti e le studentesse dalle classi terze in su. Tutti sono partecipi, sono sensibili alla questione. Sanno di avere di fronte una mamma».
Infortuni sul lavoro, la missione di una mamma: l’incontro al liceo Valentini
«Porto la mia testimonianza – aggiunge – nei licei come negli istituti tecnici. Recentemente sono stata al liceo Nanni Valentini di Monza. La sicurezza non ha confini, la cultura della sicurezza deve essere a 360°. Io, naturalmente, non avrei mai voluto andare nelle scuole a parlare della vicenda di Gabriele e di infortuni sul lavoro. Gli studenti, di fronte alla statistiche e ai numeri, magari non sono attentissimi. Ma con una testimonianza come la mia, tutto è ovviamente diverso. Hanno di fronte una mamma che può essere la loro mamma».
Infortuni sul lavoro, la missione di una mamma: l’esempio di un’azienda
Intanto, malgrado non si riesca a spezzare la drammatica serie degli infortuni lavorativi, ci sono segnali di speranza. C’è chi capisce come le misure di sicurezza non costituiscano un intralcio alla produzione, ma siano un mezzo indispensabile per tutelare la vita dei lavoratori.
«In un’azienda brianzola – conclude Ester – hanno chiamato gli esponenti dell’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro perché portassero la propria testimonianza. E questo perché, negli anni successivi alla precedente visita dei rappresentanti dell’Associazione, erano state effettuate diverse assunzioni. Si è quindi avvertita l’esigenza di parlare di sicurezza sul lavoro a «vecchi» e nuovi assunti. Tutte le aziende dovrebbero essere più attente verso i propri dipendenti. E comunque servirebbero anche più controlli, fatti a campione».