Il questionario degli studenti in Brianza: «Il 60% non ha aspettative»

La Consulta degli studenti ha realizzato e somministrato un questionario ai ragazzi degli istituti superiori di Monza e Brianza ricevendo 5mila risposte.
Un gruppo di studenti Fabrizio Radaelli

Giovani che aiutano giovani. Tra ragazzi si parla, ci si confronta e, proprio partendo da una serie di riflessioni condivise, la stessa Consulta degli studenti ha voluto tra i punti cardine della sua attività il tema del disagio dei giovani e il benessere psicosociale.
Per questo ha realizzato e somministrato un questionario ai 30mila studenti degli istituti superiori di Monza e della Brianza. Ha ricevuto 5mila risposte che sono ancora in elaborazione con il supporto di una professionista, la pedagogista Silvia Masiero del Cof, centro orientamento famiglie, e che saranno presentate alla fine di maggio.

Il questionario degli studenti in Brianza: «Non c’è sicurezza, manca ambizione»

Scuola Edoardo Napoletano
Scuola Edoardo Napoletano

«Siamo partiti facendo agli studenti degli istituti superiori domande sulla situazione scolastica – spiega Edoardo Napoletano, presidente della consulta – la relazione con i professori e con i compagni di classe per capire se si sentono giudicati. Rispetto alle rilevazioni nazionali i brianzoli soffrono per le relazioni tra pari solo per un 25/30%, contro il 70% nazionale. Quel che ci spaventa è che il 60% dei ragazzi vede con preoccupazione il futuro, non c’è aspettativa e questo ci ha sconvolto, lo leggiamo come un segnale drammatico. Sento molto, anche tra i corridoi della scuola, la preoccupazione e lo spavento per non avere certezze, non c’è sicurezza, manca ambizione, è come se si sentissero vuoti e questo è problema grave».

Il questionario degli studenti in Brianza: i dati verranno presentati alla fine di maggio

Alla fine di maggio verranno presentati i dati emersi da questo sondaggio, che ha cercato di approfondire un ampio spettro di criticità che stanno emergendo.
«Non vogliamo solo leggere i dati, certo questo è stato un primo passo – continua Napoletano – ma, allo stesso tempo abbiamo cercato delle alternative, delle controproposte per affrontare il problema e quindi dare un segnale di giovani che si attivano per i giovani. La fragilità anche psicologica, il malessere dei più giovani è evidente, la frustrazione emerge ogni volta che una votazione è inferiore alle aspettative, il voto è diventato uno strumento di competizione con gli altri e anche verso se stessi: “avere un 7 è il minino altrimenti sono uno sfigato”, questo è un pensiero condiviso e molti lo vivono come ansia da prestazione. Se non si arriva al livello prefissato si cade in depressione ci si sente inadatti, il voto diventa la persona e la frustrazione si sfoga verso se stesso»
Lo studio diventa quindi uno strumento di affermazione di sé, il risultato deve corrispondere al massimo, diversamente – sembrano pensare tanti ragazzi – non sono niente. «La frustrazione accumulata dagli insuccessi fa cadere – conclude Napoletano sulla scorta delle prime evidenze dei questionari – e qui entrano in gioco gli sportelli di supporto psicologico. Sappiamo che le scuole ne hanno attivati diversi, però non tutti lo usano, in parte perché non ne sentono il bisogno in parte perché si vergognano di aver necessità di aiuto. Ci sono ancora molti tabù da superare, in questo campo».