Testimonianze degli studenti brianzoli in visita a Mauthausen: il freddo, la memoria, il silenzio

Studenti del liceo Parini di Seregno, Leonardo da Vinci di Carate Brianza ed Enriquez di Lissone raccontano il "viaggio della memoria" a Mauthausen.
Mauthausen studenti brianzoli
Mauthausen studenti brianzoli

Un gruppo di studenti del liceo Parini di Seregno, Leonardo da Vinci di Carate Brianza ed Enriquez di Lissone erano tra componenti della comitiva composta di 550 persone, compresi lavoratori e pensionati, che ha visitato il campo di sterminio di Mauthausen e i suoi sottocampi, nel “Viaggio della memoria”, organizzato dal comitato “in treno per la memoria”, di cui fanno campo Cgil, Cisl, Uil Lombardia. Quest’anno ricorreva l’anniversario degli scioperi del 1943, ma è stata anche l’occasione per iniziare a ricordare quelli del 1944 che hanno significato la deportazione anche di lavoratori e lavoratrici della Lombardia.

Visita a Mauthausen: il viaggio della memoria

Quest’anno ricorreva l’anniversario degli scioperi del 1943, ma è stata anche l’occasione per iniziare a ricordare quelli del 1944 che hanno significato la deportazione anche di lavoratori e lavoratrici della Lombardia.

Ai partecipanti alla visita a Mauthausen e ai suoi sottocampi, l’universo è apparso nella sua essenza un sistema in evoluzione in cui storie diverse di deportazione si sono intrecciate da quella dei lavoratori, agli antifascisti, oppositori politici, ma anche ebrei, rom, omosessuali. Il comitato si è avvalso della collaborazione degli istituti storici lombardi affiliati all’istituto nazionale Ferruccio Parri, per la preparazione e realizzazione del  percorso formativo.

certificato di villa antonio
Certificato di Villa Antonio

Testimonianze degli studenti brianzoli in visita a Mauthausen: il medese Riccardo Tagliabue

Durante il soggiorno di quattro giorni si è svolto un incontro tra giovani delegati, studenti delle scuole regionali e giovani sindacalisti europei. Nel gruppo di studenti brianzoli, c’era anche un medese Riccardo Tagliabue,  5A, indirizzo automazione al Da Vinci di Carate Brianza, che ha deposto un mazzo di fiori, preparato dal circolo culturale XX Settembre di Meda, al mausoleo del campo del deportato medese Antonio Villa, deceduto nel novembre 1944, il quale era stato prelevato mentre lavorava alla Breda di Sesto San Giovanni, ma anche su quella dell’altro suo concittadino, Luigi Busnelli.

Testimonianze degli studenti brianzoli in visita a Mauthausen: “Ho sofferto il freddo e mi ha fatto pensare”

Il deportato medese Antonio Villa, classe 1901, era nato a Pessano con Bornago, deceduto nel novembre 1944 come aveva segnalato la Croce Rossa italiana, era stato prelevato mentre lavorava alla Breda di Sesto San Giovanni e proveniva dalla caserma di Brescia; a Luigi Busnelli, ebreo, il Comune ha dedicato una delle tre pietre d’inciampo che sono collocate all’ingresso di  palazzo municipale. 

È stata un’esperienza indimenticabile – ha detto Tagliabuemi ha colpito profondamente la stanza con incisi tutti i nomi e da lì ho preso maggior coscienza di tutto quello che era accaduto. Difficile da metabolizzare perché fatti così sono inimmaginabili. Andare sul luogo è fondamentale per tutti perché si prende coscienza di quello che è successo. Un altro aspetto che mi ha colpito, oltre alle tante cose che ho visto: ho sofferto il freddo e ho pensato come abbiano potuto resistere quelle povere persone che indossavano solo un pigiama a righe”.

Testimonianze degli studenti brianzoli in visita a Mauthausen: “Ci ha colpito il silenzio”

Studenti a Mauthausen
Studenti a Mauthausen

Tre studenti del liceo Parini: Giulia Crippa, Alice Vita ed Emanuele Belloni, 3B e Martino Casati 4B, tutti dell’indirizzo di Scienze umane, coralmente hanno commentato così la visita al campo di concentramento: “Dire che eravamo preparati è sbagliato, anche se avevamo alle spalle un ciclo di formazione su quello che andavamo a visitare, perché l’impatto è stato forte e a Mauthausen abbiamo visto la cattiveria radicata nell’uomo. Ci siamo chiesti come fosse stato possibile quello che accadeva senza che nessuno mai intervenisse a fermare quella disumanità. Neppure i tedeschi che lavoravano al campo hanno mai preso posizione pur vedendo le atrocità, forse, per paura di non avere più niente da mangiare. Un luogo di sofferenza enorme. Ci siamo anche sentiti in colpa nell’indossare i nostri giubbotti, nei confronti di quelle persone  che con pioggia, vento, neve e tanto freddo che non avevano indosso quasi niente. E poi ci ha colpito il silenzio che regnava nelle ampie stanze dei forni crematori. Ambienti che abbiamo percorso a testa bassa in segno di doveroso rispetto. Un’esperienza importante e che ci ha toccato nel profondo.  Dove ci sono le lapidi degli italiane abbiamo riposto una foto che si era staccata  a causa del forte vento che spirava”.