Il Comitato Parco di Monza: “Dopo Springsteen stop ai concerti alla Gerascia”

Il Comitato Parco di Monza chiede di escludere in futuro il prato per i live. Le alternative, dicono, ci sono. "E ora diteci i costi economici e ambientali".
Bruce Springsteen a Monza
Bruce Springsteen a Monza – foto Lorenzo Pagnoni

«Dopo Springsteen stop ai concerti nel parco». È la posizione degli ambientalisti del Comitato Parco di Monza che tirano le somme a tre giorni dal concerto che ha richiamato oltre 70 mila persone sul prato della Gerascia.

«Il parco, già messo in ginocchio dai nubifragi dei giorni precedenti- spiega Bianca Montrasio, portavoce del Comitato- ha mostrato tutta la sua fragilità e non aveva certo bisogno di essere sottoposto a una simile prova ulteriore. Il sindaco ha dichiarato di voler fare attenzione al bilanciamento degli interessi di tutti, ma ha pensato all’interesse del Parco reale che è un monumento storico? Inoltre, ci risulta che gli spettatori siano stati 72mila, quindi oltre la capienza massima consentita dal Prefetto per motivi di sicurezza. Le numerose lamentele dei fan sui social lo dimostrano».

Springsteen a Monza: “Dite il costo economico ed ecologico del concerto”

Secondo gli ambientalisti il giorno del concerto il parco è stato di fatto precluso a chi voleva goderne senza partecipare alla kermesse: «Alla porta di Villasanta entravi solo se dicevi di andare al concerto -proseguono gli ambientalisti – mentre chi voleva farsi una passeggiata veniva invitato ad andarsene. Questa “fruibilità differenziata” va contro le disposizioni del Testo unico dei beni culturali del 2004, trattandosi di un bene culturale pubblico».

Infine, ma non da ultimo, c’è l’aspetto economico da tenere in considerazione: «Chiediamo – prosegue Montrasio – che vengano resi pubblici i conti economici ed ecologici della kermesse: chi paga, quanto ha speso e quanto ha introitato il Comune. Quali e quanti rifiuti sono stati prodotti e smaltiti; quale è lo stato attuale del prato».

Springsteen a Monza: “Le alternative ci sono”

«Il parco è un monumento – prosegue l’avvocato Roberto D’Achille – sottoposto a vincoli ambientali e culturali, a Versailles o Schönbrunn nessuno si sognerebbe di fare un concerto da 70mila persone». Dopo l’esperienza di Springsteen gli ambientalisti chiedono dunque che il prato della Gerascia sia da considerarsi off limits per altre manifestazioni di questa portata.

«Chiediamo agli enti responsabili – dicono – di lavorare sulle alternative per salvaguardare il Parco dai danni inevitabili provocati da concerti e manifestazioni con grande afflusso di pubblico se manifestazioni da 70mila persone dovrebbero svolgersi o in più serate o in luoghi già predisposti ad accoglierli come lo stadio di San Siro o l’aeroporto di Bresso».

Springsteen a Monza: lo stadio e le ex Cave Rocca

Per restare a Monza le alternative ci sono e sono gli stessi ambientalisti a fornirle: «Lo stadio Brianteo nel 1992 ospitò due serate di Micheal Jackson con il Dangerous World Tour, le uniche date italiane con lo Stadio Flaminio di Roma e sempre allo stadio si sono esibiti nello stesso anno Elton John e Eric Clapton». Tra il 1994 e il 2012 tanti artisti italiani hanno scelto il Brianteo: il trio Pino Daniele, Jovanotti e Eros Ramazzotti nel giugno 1994, Ligabue nel 2000, Renato Zero nel 2002, Jamiroquai nel 2011, Grignani, Battiato, Ranieri e Elio e le Storie Tese nel 2012.

Altre alternative al prato della Gerascia, dicono, ci sono: «Per esempio perché non usare l’area dei paddock e dei box? -propone Montrasio- si tratta di una superficie completamente asfaltata di 50mila metri quadri, contro i 70mila della Gerascia . Oppure si prenda in considerazione l’area delle ex Cave Rocca da 70mila metri quadri che si trova nella parte sud-est di Monza a ridosso di viale delle Industrie. Il Pgt del 2007 l’ha prevista non edificabile e ci auguriamo che nel nuovo Pgt l’area venga destinata a tale scopo».