Il caso di Sant’Angelo Lodigiano, Capitanio (Agcom): «Indispensabile educare all’uso dei social»

Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, interviene nella vicenda della titolare della pizzeria di Sant'Angelo Lodigiano e sull'uso dei social.
Massimiliano Capitanio
Massimiliano Capitanio

«Non credo sia da imputare ai social il tragico epilogo della vicenda di Giovanna Pedretti, piuttosto all’uso inappropriato se non addirittura illegale che se ne fa, veicolando discorsi d’odio». Così Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, l’autorità per le garanzie nella comunicazione, interviene nella drammatica vicenda della titolare della pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano, travolta delle critiche sui social e il cui corpo è stato trovato senza vita nel Lambro lo scorso 14 gennaio.

Il caso di Sant’Angelo Lodigiano, Capitanio (Agcom): nel 2013 da un altro suicidio la legge contro il cyberbullismo

«Non sono convinto che servano nuove leggi – continua Capitanio – è indispensabile invece educare chi li utilizza, giovani e adulti, al corretto uso di questi mezzi. La diseducazione all’uso dei social porta spesso a forme di violenza che considero una vera e propria malattia: violenza verbale e caccia alla vittima del giorno, che è quello che si è verificato in questa storia».

Capitanio ricorda un altro drammatico suicidio, quello di Carolina Picchio, che decise di togliersi la vita dopo che alcuni suoi coetanei diffusero in Rete un video girato mentre lei era incosciente. Da quel fatto, accaduto nel 2013, nacque una legge contro il cyberbullismo.
«Se fossi ancora in Parlamento – aggiunge Capitanio – proporrei una sorta di patente per stare sulla Rete, perché se non conosci le regole e non hai gli strumenti necessari per usare i social nel modo corretto puoi farti male o fare male. Come per guidare occorre la patente, così anche per usare i social, e prevedere anche sanzioni, proprio come si fa con chi non rispetta il codice della strada».

Il caso di Sant’Angelo Lodigiano, Capitanio (Agcom): la rapidità dei fatti

Un ultimo commento Massimiliano Capitanio lo riserva a Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, da cui è nato il caso sulla presunta falsa recensione che avrebbe portato la donna al tragico gesto: «Dimostrare il reato di istigazione al suicidio è difficilissimo vista la rapidità con cui si è consumata l’intera vicenda. Il compito del giornalista è la ricerca della verità, bisogna però svolgere un’analisi etica su come questa verità venga perseguita e anche per quali reali scopi».