Capitanio (Agcom): “Daspo digitale, l’ignoranza di molti ragazzi è una piaga sociale”

Daspo digitale e collaborazione delle piattaforme contro "l'ignoranza" di molti ragazzi nell'uso della Rete e dei contenuti.
Un fermo immagine dei video dei minorenni di Giussano
Un fermo immagine dei video dei minorenni di Giussano

Un Daspo digitale e la collaborazione delle piattaformeche non possono e non devono fare business con questa piaga sociale”. Lo dice Massimiliano Capitanio, commissario Agcom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, all’indomani della notizia dei 4 minorenni di Giussano che hanno guidato per un paio di giorni la macchina della madre di uno di loro (ignara di tutto) per girare video e racimolare like sui social. E di Manuel, 5 anni, morto a Roma in un incidente tra l’auto su cui viaggiava con la madre (ferita con la sorellina) e un’altra con a bordo ragazzi che producevano video da pubblicare online.

Capitanio (Agcom): “Le norme ci sono ma non bastano”

“Se a pochi giorni dalla morte di un angelo di 5 anni, un gruppo di minorenni “ruba” l’auto della madre per fare dei video (tra l’altro da pubblicare su pagine che oltraggiano le Forze dell’ordine), allora la situazione è molto più grave di quello che sembra – analizza il politico concorezzese – L’ignoranza digitale di molti ragazzi si sta trasformando in una pericolosa patologia, in una drammatica dipendenza (né più né meno di alcol, droghe e gioco d’azzardo) che, in nome di un pugno di like e di presunti facili guadagni, spinge i nostri giovani a commettere ogni tipo di infrazione e di reato, con una normalità che non può più essere trascurata. Le norme per rimuovere contenuti pericolosi e d’odio dalla rete ci sono ma non bastano. Bisogna lavorare per un vero e proprio “daspo” digitale e serve la massima collaborazione delle piattaforme che non possono e non devono fare business con questa piaga sociale”.

Capitanio (Agcom): Daspo di almeno un anno e “responsabilità morale”

Un Daspo di almeno un anno, secondo Capitanio. “E i colossi del web, che se non vogliono la responsabilità editoriale devono assumersi almeno quella morale, non possono più tollerare spazi che rischiano di essere conniventi con questi reati. La notizia di quanto avvenuto in Brianza, a pochi giorni dalla morte del piccolo Manuel, è spaventosa”, conclude.