Governo Draghi al capolinea: voto di fiducia, l’altolà di Romeo e della Lega

Non è bastata l'ampia mobilitazione ad arrestare la caduta del Governo Draghi. Decisiva la Lega e con lei Forza Italia e M5S.
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Non è bastata la mobilitazione di oltre duemila sindaci, delle associazioni di categoria e del terzo settore ad arrestare la caduta del Governo Draghi. L’esecutivo è arrivato al capolinea in una giornata drammatica dal punto di vista politico in cui i tentativi dei mediatori delle diverse forze per cercare di ricucire le lacerazioni di una maggioranza da tempo a brandelli sono naufragati a causa di strappi continui. Eppure la giornata era iniziata con altre premesse: tanti, sia tra i parlamentari che i commentatori, erano convinti che proprio la mobilitazione di una buona fetta del Paese avrebbe convinto il presidente del Consiglio a ritirare le dimissioni e spinto i partiti che lo hanno sostenuto a non ritirare il loro supporto. 

Governo Draghi al capolinea: il discorso della mattina

Draghi ha ricordato in Senato le emergenze, tra cui quella sanitaria, che nel febbraio 2021 hanno portato alla nascita del governo di unità nazionale e gli obiettivi ancora da centrare tra cui la gestione delle risorse del Pnrr e delle pesanti crisi economiche e sociali causate dalla guerra in Ucraina e dal rincaro dei costi dell’energia. Ha puntato l’accento sul patto di fiducia che lo ha legato alla sua composita maggioranza: «L’unica strada se vogliamo ancora restare insieme – ha affermato – è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità».
«Siete pronti a confermare quello sforzo – ha domandato – che avete compiuto e che poi si è affievolito? Siamo qui in quest’aula oggi, a questo punto della discussione, solo perché gli italiani lo hanno chiesto». 

Governo Draghi al capolinea: Romeo sbriciola l’ottimismo

L’ottimismo di molti è stato sbriciolato dal monzese Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega: «Noi ci siamo – ha tuonato – se si tratta di fare una nuova maggioranza, senza i 5 Stelle».
Il brianzolo ha preteso «discontinuità» e un nuovo programma. Da quel momento è stato un tourbillon di incontri tra i leader di partito con l’estremo e infruttuoso tentativo del Pd di convincere Giuseppe Conte ad accordare la fiducia a Draghi mentre il Carroccio che ha domandato, tra l’altro, le teste dei ministri Lamorgese e Speranza, è riuscito a trascinare dalla sua parte Forza Italia, dilaniata tra governisti e sostenitori delle elezioni anticipate.

Governo Draghi al capolinea: Lega, Forza Italia e M5S non hanno votato la fiducia (che al Senato c’è, almeno nei numeri)

Nel pomeriggio la replica del presidente del Consiglio non ha modificato le decisioni già prese. Poi il voto di fiducia con il Senato che ha approvato la proposta di risoluzione presentata da Pierferdinando Casini (95 voti) che accoglieva le richieste di Draghi. Lega, Forza Italia e M5S non hanno votato.

L’ultima parola spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dovrebbe sciogliere le camere e avviare l’iter che porterà alle elezioni anticipate, presumibilmente domenica 2 ottobre.