Il medico di base sta diventando una professione sempre meno attrattiva. Almeno all’interno del servizio sanitario nazionale. Una constatazione che Luca Foresti, amministratore delegato di Santagostino, rete privata di poliambulatori specialistici che sta per inaugurare a Monza il suo secondo centro della Brianza, fa con dati alla mano. «Nel nord Italia, e la Brianza non fa eccezione -esordisce- la carenza di medici di base assume connotati drammatici. Sono oramai pochi i laureati che scelgono di fare il medico di famiglia e non solo per colpa del Covid che li ha visti in prima linea. Dietro a queste decisioni ci sono anche fattori di carattere economico. Non è un caso che al sud, dove il costo della vita è meno caro, la situazione sia migliore. Chi vive al nord ha anche più opportunità di lavoro e opta per quelle».
Difficile reperire medici ospedalieri, Foresti: “Bandi semideserti”
Foresti si sofferma anche sulla difficoltà di reperire medici ospedalieri. «Ci sono ospedali pubblici che hanno lanciato bandi che sono andati semideserti-continua-e poi c’è il problema della programmazione delle scuole di specializzazione post laurea dedicate ai medici di medicina generale. Dai 6.000 posti di qualche anno fa siamo passati agli attuali 14.000, ma questi specializzandi li vedremo all’opera solo tra quattro, cinque anni. Nel frattempo ci sono medici che vanno in pensione e che non vengono rimpiazzati».
Scarseggiano anche i medici specializzati: “Chi rimpiazzerà i pensionati?”
E non è tutto. L’amministratore delegato del Santagostino sottolinea che ci sono specializzazioni «come anestesisti, medici di pronto soccorso, dermatologi e ginecologi che sono sempre più carenti. Trent’anni fa si erano specializzati 1250 ginecologi, lo scorso anno solo 250. I nuovi come potranno rimpiazzare i colleghi che andranno in pensione?». Diversi sono i medici italiani che “fuggono” all’estero. «In Francia, Germania e Regno Unito gli stipendi sono il doppio dei nostri-incalza-inoltre l’Italia viene sempre più snobbata dai medici stranieri, non solo per motivi economici, ma anche perché la nostra burocrazia crea delle lungaggini estenuanti per il riconoscimento dei loro titoli di studio».
Problemi anche per le Rsa: “Lavoro meno accattivante e economicamente poco invitante”
Non va meglio la situazione nelle Rsa. «Il lavoro qui è meno accattivante ed economicamente non molto invitante-spiega Foresti-e non è raro che vi siano molti medici pensionati nell’organico di queste residenze». E nemmeno per gli infermieri. «Al servizio sanitario nazionale ne servirebbero almeno 60.000 in più-riprende-i giovani vedono questa professione poco stimolante, come una sorta di segreteria dei medici. E in più l’infermiere ha uno stipendio basso. L’anno scorso le facoltà di scienze infermieristiche avevano bandito 17.900 posti, ma non tutti sono stati coperti, e i laureati sono stati meno di 10.000». Numeri che stridono con quelli delle facoltà di medicina che, a fronte di 11.000 posti, hanno richieste per più di 60.000. «A mio avviso è sbagliato fissare un tetto nazionale-precisa Foresti-dovrebbero essere i singoli atenei a stabilire il proprio numero chiuso. Inoltre occorre rinnovare la professione, renderla meno burocratizzata, creare le condizioni per fare in modo che i medici lavorino più serenamente!”.