“Era il maggio odoroso” scriveva Leopardi pensando alla giovane Silvia. E che cosa c’è di più profumato e di più soave dell’effluvio emanato da una rosa? Già , la rosa, la regina dei fiori per eccellenza e la protagonista di tanti mesi di maggio a Monza, sede dal 1965 (anche se in quell’anno il mese prescelto fu settembre) al 2015 dei “Concorsi Internazionali per rose nuove” nel roseto della Villa Reale creato nel 1964 per volontà di Niso Fumagalli, patron della Candy.
Esattamente cinquant’anni fa, nel 1970, il Cittadino in edicola anche in quell’occcasione giovedì 28 maggio scriveva che – due giorni prima – la settima edizione dei Concorsi della manifestazione aveva avuto una madrina eccezionale: Sua Altezza Serenissima, la principessa Grace di Monaco.
La cronaca di allora riporta che quella giornata fu “albo signanda lapillo” perché non capita tutti i giorni di ricevere un personaggio di quel calibro. E lei, Grace, era bellissima ed elegantissima con un delizioso soprabitino che lasciava intravvedere un vestito di gabardine rosa corallo. La sua borsa di coccodrillo blu si intonava perfettamente con le sue scarpe. In testa portava un cappello di shantung lavorato che dava ancora più luce a dei finissimi orecchini con brillante.
«Non ho ricordi precisi di quel giorno – ammette Silvano Fumagalli, figlio di Niso, e attuale presidente dell’Associazione italiana della rosa onlus (carica ereditata nel 2008 dalla mamma Ester Boschetti, recentemente scomparsa) – però ho in mente la principessa con i suoi occhiali scuri, la sua innata eleganza, la gente assiepata nei pressi della Villa Reale per cercare di vederla da vicino».
A quell’epoca il giovane Fumagalli non era direttamente coinvolto nell’organizzazione («lasciavo tutto ai miei genitori» confessa) poi ha iniziato ad occuparsi sempre più dei concorsi e ha avuto modo di incontrare e di conoscere le tante madrine che si sono succedute negli anni.
«Le madrine che ricordo di più sono state le ballerine – specifica – Carla Fracci, Oriella Dorella, Luciana Savignano. Mio padre era molto appassionato di danza (una passione trasmessa alla figlia Virginia che per anni ha gestito un’importante scuola in città, nds) e queste artiste le conoscevo personalmente, spesso venivano a casa a nostra. Sono persone che ho incontrato non solo in occasione del concorso ma che ho frequentato con i miei genitori. Un personaggio che non potrò mai dimenticare è Rita Levi Montalcini, che fu madrina nel 1991, una donna eccezionale sotto tutti i punti di vista».
In quell’occasione, Vittorio Barni, ibridatore di Pistoia, vincitore del premio per la rosa più bella dedicò a lei il fiore. Nel roseto, dedicato dal 1992 a Niso Fumagalli, che porta la firma di due noti professionisti monzesi, gli architetti Vittorio Faglia e Francesco Clerici, diverse sono le rose dedicate a personaggi femminili famosi. Tra questi: Marella Agnelli, Brigitte Bardot, Karen Blixen, Maria Callas, Grace Kelly e la figlia Carolina, Edith Piaf e persino la lady di ferro Margaret Thatcher. Qui ha trovato la sua casa anche la rosa detta la “Bella di Monza”, una rosa antica originaria della Cina, creata da Luigi Villoresi, prima capo giardiniere e poi direttore dei Giardini di Monza, assunto nientemeno che da Eugène de Beauharnais, il fondatore del parco.
Si chiama Monza anche la rosa “creata” nel 1965 dall’olandese Jan Leenders, un fiore di color rosa tenero che quell’anno vinse il titolo di rosa più profumata. È dedicata, invece, a Niso Fumagalli, l’imprenditore scomparso nel 1990, che nel bianco ha trascorso una vita di passione e di lavoro, la rosa bianca creata nel 2005 dall’ibridatrice toscana Beatrice Barni insieme alla nonna Anna Medici Barni. Il 22 maggio di cinque anni fa si è tenuta l’ultima edizione dei concorsi.
«Inizialmente è stata una decisione sofferta dire basta a questa tradizione – spiega Silvano Fumagalli – però ora non ho alcun rimpianto. Dopo cinquant’anni si è interrotto un ciclo. Era giusto così. Manifestazioni come queste sono sempre più costose, e noi la nostra l’abbiamo sempre gestita da privati senza fondi pubblici, e sempre meno seguite. Ora ci concentriamo sul roseto».
Un roseto che in questi giorni appare in forma smagliante con le rose che esprimono tutta la loro bellezza. «Nel periodo di confinamento – conclude Fumagalli – ci siamo limitati alla manutenzione ordinaria ma il clima di quest’anno ha favorito il meglio della fioritura. Molte persone, dalla riapertura, sono venute ad ammirare le rose. Quest’anno vista la situazione mancheranno le visite guidate, i gruppi di esperti provenienti da altre regioni italiane e dall’estero. Il roseto sarà tutto dei monzesi».