«Votiamo la chiesa San Maurizio come luogo del cuore». L’appello arriva da Elena Colombo, capo delegazione del Fai di Monza e Brianza che, dopo il successo ottenuto lo scorso anno con i voti a Villa Mirabellino, ci riprova, puntando i riflettori sulla chiesa “della Monaca di Monza”. «Abbiamo fatto un sopralluogo la scorsa settimana con il nuovo arciprete del duomo, la presidente dell’Ordine degli architetti e la direttrice del Museo del duomo – racconta – sarà proprio il duomo a impegnarsi per formare un comitato e registrarsi sulla piattaforma del Fai nazionale. Sarà quindi possibile, fino al 10 aprile, raccogliere le adesioni online, ma utilizzeremo anche la raccolta firme cartacea che lo scorso anno è stata vincente». Il riferimento è a Villa Mirabellino, da anni abbandonato e al comitato promosso dal Consorzio della reggia che ha raccolto lo scorso anno 17.993 firme, ottenendo la decima posizione a livello nazionale.
La chiesa di San Maurizio a Monza: il comitato con il duomo
«Stiamo costituendo un comitato che riunisce Duomo, Fondazione Gaiani e ordine degli architetti – conferma il nuovo arciprete di Monza, monsignor Marino Mosconi – non abbiamo ancora definito il nome che ricorderà San Maurizio, ma anche la figura della monaca di Monza. L’apertura del Fai è un’occasione di visita, ma ci stiamo muovendo per trovare i fondi per una campagna di restauri non tanto strutturali quanto all’apparato decorativo. È in corso anche uno studio sull’organo che potrebbe essere un Sarassi, coevo di quello presente in Villa Reale»
«Il Mirabellino – prosegue Colombo – è stato selezionato dal Fai e ha ottenuto un contributo di circa 25mila euro che consentirà al Consorzio di ripristinare la balaustra e una parte del Giardino del cardinale. Quello che conta di più è la visibilità che ha ottenuto il monumento che andrebbe spesa per trovare i fondi necessari per il recupero». Il lancio dell’iniziativa è previsto nella giornata del 24 novembre quando il Fai con i suoi volontari aprirà la chiesa per tutto il giorno e offrirà visite culturali tra arte e architettura.
Sarà l’occasione per conoscere la storia della chiesa che sorge esattamente sul perimetro della quattrocentesca chiesa di Santa Margherita dove prese i voti Marianna De Leyva che ispirò il personaggio di Gertrude dei Promessi Sposi. Del periodo della “Signora di Monza” non resta molto: l’antica chiesa quattrocentesca fu abbattuta e ricostruita nel 1738, ma rimane l’abside, la pianta a navata unica che occupa esattamente il perimetro dell’edificio originale ed è ancora ben visibile l’ingresso al convento inglobato in un condominio adiacente. All’interno l’umidità e i sali stanno compromettendo il ciclo di affreschi firmati da Carlo Innocenzo Carloni, lo stesso autore delle decorazioni del duomo. Negli anni ci sono stati dei veri e propri distacchi sulla parete nord e delle crepe sono ben visibili a testimoniare la necessità di un intervento anche di consolidamento strutturale.
La chiesa di San Maurizio a Monza: il precedente di Mnemosyne
Per la chiesa di San Maurizio si tratta di un secondo “sos artistico” a vent’anni esatti dalla costituzione del Comitato di cittadini “Salviamo gli affreschi di San Maurizio” a cura di Ettore Radice, presidente dell’associazione Mnemosyne. «Mi fa piacere che si torni a parlare di San Maurizio – spiega Radice che ha da poco girato la scena della monacazione all’interno della chiesa per il progetto di percorsi manzoniani a Monza che dovrebbe chiudersi a novembre – per me è una ferita aperta. Vent’anni fa organizzammo concerti, una lotteria, portammo in visita Claudia Cardinale, ambasciatrice dell’Unicef , il ministro alla Cultura Buttiglione e il segretario regionale Zanello. Alla fine non se ne fece nulla».
Ora ci si riprova: «Per una città come Monza non è un’impresa impossibile scalare la classifica – conclude Colombo – abbiamo avuto anche l’appoggio del Comune, contiamo sull’aiuto dei commercianti e delle scuole per diffondere la raccolta firme. Vogliamo coinvolgere tutte le associazioni culturali della città e rivolgerci anche ad altri luoghi manzoniani. Uniti si vince».