A un mese dalla presentazione del suo personale tributo alla nuova città in cui ha scelto di vivere, Monza, Maurizio Galimberti torna con un’ampia mostra personale al Museo di arte contemporanea di Lissone. Il fotografo cresciuto a Meda porta al Mac “Istanti di storia”, in cui viene proposto per la prima volta il ciclo completo dedicato alla storia del Novecento e ai suoi protagonisti attraverso sessanta opere di grande formato. La tecnica, quella che lo ha reso celebre: i mosaici di immagini realizzati con fotocamera istantanea con cui ha anche ritratto star hollywoodiane.
Galimberti e il Novecento: inaugurazione l’11 febbraio, mostra fino al 30 aprile
A curare il progetto sono la direttrice artistica del museo, Francesca Guerisoli, e un volto abituale anche nel monzese nell’ambito delle mostre fotografiche, Denis Curti. La vernice è in programma per l’11 febbraio, poi resterà allestita fino al 30 aprile.
Galimberti e il Novecento: “Un campionario di eventi memorabili”
“Galimberti seleziona fotografie di altri autori, tra le più rappresentative degli accadimenti che hanno caratterizzato il nostro passato più recente, le fotografa più volte da prospettive differenti, le scompone e le ricompone a mosaico, reiterando così la loro valenza simbolica, come a voler sottolineare la forza di queste stesse immagini, il cui potere evocativo vale più di mille parole”, scrive il Mac presentando la mostra.
“Questi mosaici non spiegano i fatti, né intendono dare risposte precise sul corso della storia, bensì – dice Curti – se visti nella loro totalità, appaiono come un campionario di eventi memorabili che attraverso l’intervento artistico si svincolano dalla documentazione storicizzata per assumere le sembianze eteree di reliquie contemporanee”.
Galimberti e il Novecento: percorso in senso cronologico
Il percorso espositivo si sviluppa in senso cronologico presentando rielaborazioni di immagini simbolo tratte dal mondo dell’attualità, della cinematografia e dello spettacolo (lo sbarco sulla luna, l’immagine simbolo del film Easy Rider, Anna Magnani in Roma città aperta, il pianto di Sofia Loren in La Ciociara, Jimi Hendrix con la sua chitarra, la tragedia del Grande Torino); si addentra nel buio della storia (la battaglia di Iwo Jima, la bomba atomica su Hiroshima, l’ingresso dell’Armata Rossa a Berlino nel 1945, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, la crisi del Medio Oriente e il terrorismo degli anni ‘70, Mani Pulite, l’attentato alle Torri Gemelle); ripercorre i dolorosi traumi dell’infanzia (il bambino del Ghetto di Varsavia, i bambini di Mengele, la celebre foto della bambina vietnamita bruciata dal Napalm); si sofferma davanti alle più grandi personalità del Novecento (Che Guevara con il suo celebre sigaro, Martin Luther King, Papa Giovanni Paolo II, Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Michail Gorbačëv e Boris Eltsin, Nelson Mandela) fino ad arrivare alla pandemia di Covid-19.
Galimberti e il Novecento: chiude un lavoro inedito
L’itinerario espositivo si chiude con un lavoro inedito: la toccante rilettura della tragedia di Marcinelle, quando nella calda giornata estiva dell’8 agosto 1956, poco distante dalla città belga si consumò uno degli incidenti minerari più gravi della storia con 262 i morti, tra cui 136 immigrati italiani.