Foto: lo sguardo di Andy Rocchelli in mostra a Nova Milanese

A Nova Milanese fino all'11 maggio le foto di Andy Rocchelli, ucciso in Ucraina nel 2014.
Andy Rocchelli "Bunker"
Andy Rocchelli “Bunker”

Aveva raccontato i tumulti del Caucaso e la violenza etnica in Uzbekistan, la realtà dei sobborghi calabresi come l’intimità delle case russe e la quotidianità delle donne che le abitano, il sangue della rivoluzione di Maidan, i bunker dentro le case del Donbass.
Era sempre lì, in Ucraina, quando un colpo di mortaio partito dalle postazioni militari ucraine ha ucciso lui e l’attivista per i diritti umani e interprete Andrej Nikolaevič Mironov. Era Andreevka, era il pomeriggio del 24 maggio 2014: Andy Rocchelli aveva trent’anni e solo sei anni prima aveva dato vita insieme ad altri colleghi a uno dei più importanti collettivi fotografici italiani, Cesura, di base nel piacentino.

Foto: lo sguardo di Andy Rocchelli in mostra a Nova Milanese, cinque progetti

Ed è Cesura, da quel giorno, ad avere continuato a testimoniare il suo lavoro: lo fa anche in queste settimane a Nova Milanese, con la mostra che non ha altro titolo se non il nome del fotografo: a organizzarla a Villa Vertua sono la Fondazione Rossi (con il Comune) in collaborazione con Cesura, la rivista Awand, il Premio Lissoni e la Libera accademia di pittura Vittorio Viviani (fino all’11 maggio).

«Andy Rocchelli, un fotografo con un talento immenso e un’idea chiara e precisa di cosa sia il fotogiornalismo: dovere di testimoniare e di raccontare le persone, scegliendo un punto di vista laterale, facendosi carico di chi è più debole, di chi non ha voce, di chi sta ai margini» ha scritto Mario Calabresi nell’intoduzione del libro “Il valore della testimonianza”, pubblicato lo scorso anno da Contrasto per riassumere il lavoro di Rocchelli.

In mostra cinque dei progetti realizzati nella sua breve carriera: Kirghizistan (2010), Arab Spring (2011), I wanna a showgirl (2009-2010), Rosarno (2012) e Bunker (2014), scatti affiancati dalla proiezione del film “Evidence” (2024) dedicato a Rocchelli da Arianna Arcara, monzese e altra fondatrice di Cesura.

Foto: lo sguardo di Andy Rocchelli in mostra a Nova Milanese, una morte in attesa di giustizia

La famiglia del fotografo attende ancora giustizia: l’imputato Vitalij Markiv, diventato in seguito vicecomandante della Guardia nazionale ucraina è stato prima condannato a 24 anni per concorso in omicidio dal tribunale di Pavia e poi assolto in secondo grado e in cassazione nel 2021: i genitori, presenti anche all’inaugurazione di Nova, hanno già avuto modo di sottolineare come l’assoluzione sia arrivata soltanto per un difetto procedurale.

«Dieci anni dopo non abbiamo condanne e il delitto è impunito seppure siano state accertate le colpe dell’Ucraina – ha detto lo scorso anno la madre – Purtroppo non c’è mai stata la reale volontà dell’Italia di chiedere verità e giustizia a un paese che per giunta reputiamo amico».

Foto: lo sguardo di Andy Rocchelli in mostra a Nova Milanese, il suo lavoro

Rocchelli, ricordano gli organizzatori, ha documentato molte situazioni di crisi — come la Primavera Araba in Libia e in Tunisia, le violazioni dei diritti umani in Kyrgyzstan e Ingushetia, i contesti post-sovietici in Cecenia e Daghestan, i migranti nel meridione d’Italia vittime di sfruttamento da parte della criminalità organizzata, pubblicando tra l’altro su Le Monde, Newsweek, The Wall Street Journal. Alla fotografia e al giornalismo fotografico era arrivato dopo la laurea in design della comunicazione, uno stage all’agenzia Grazia Neri e il ruolo di assistente di Alex Majoli, il fotoreporter internazionale attorno al quale si coagulato il nucleo fondante di Cesura, che di Rocchelli ha pubblicato i libri Russian interiors (premio World Press Photo 2015), Ukraina revolution, Caucasus Turmolis, Arab spring, Slavianski Soyuz e Kyrgyzstan Uncensored.

E sul sito di Cesura il suo nome è ancora lì, insieme a tutti gli altri, così come il suo lavoro che nelle mostre organizzate dal collettivo già dall’anno dopo il suo omicidio è sempre presentato come “Testimonianza”. A Rocchelli e Mironov è stato assegnato nel 2014 il Premio Kamerton (Diapason), istituito dall’Unione indipendente dei giornalisti russi in memoria di Anna Politkovskaja, per commemorare quanti si sono distinti nella difesa dei diritti umani e della libertà di stampa.

L'autore

Libri, arte, gatti e sì, tanta (spesso troppa) cucina. Non solo quella redazionale. Tutto il resto è cronaca. Giornalista professionista, redattore, alla soglia dei trent’anni di Cittadino, ma solo perché ho iniziato giovanissimo. Con più di 125 anni di storia di Monza e Brianza da tramandare.