La poesia è tutta un questione di baratri e fratture, che sono poi la stessa cosa: un senso di finito e infinito insieme, quel non so cosa accade dopo il capitombolo del verso e un osso verbale spezzato per andare a dire un rigo più sotto, e poi più sotto, e poi più sotto ancora, quel frammento che resta da dire. Un singhiozzo dell’immaginazione che guarda la realtà.
Racconta questo, anche questo, il nuovo capitolo di Mille gru, l’editore monzese di poesia che è stato protagonista sia a Monza si a Milano, a Book city: è il volume di Rosaria Lo Russo e Daniele Vergni, alfabeto e immagini che vanno sotto il nome di “Controlli” (48 pagine, 16 euro, dvd allegato, millegru.org). «Un dittico in versi scritto da Rosaria Lo Russo per essere il copione testuale e la parte vocale di un mediometraggio di Daniele Vergni diviso in due tempi intitolati “Il controllore di volo” e “Il canto di Hāfez”», scrive l’editore: sono due parti necessarie per raccontare la volontà di «restare in bilico per non crollare» attraverso poesia e videopoesia.
«Rosaria Lo Russo ha dato voce e scrittura a due uomini mitici – scrive Mille gru -: Klaus Dibiasi, pluricampione mondiale di tuffi, e Hāfez di Shiraz, il maggiore e noto poeta-mistico persiano medievale, che in quest’opera sono da intendersi come due situazioni poematiche. Si cerca di descrivere l’atto di mantenere il controllo del proprio dire e del proprio fare durante l’emergenza della condizione-limite: il proprio stato di bilico. Un dittico sulla perfezione e la caduta, sul bilico e il baratro.»
Rosario Lo Russo ha pubblicato nel 1998 “Comedia” per Bompiani e “Penelope” per d’If nel 2003, fino ad arrivare “Nel nosocomio” per Effigie quest’anno, mentre Vergni è musicista e ha collaborato con la compagnia Notterrante nella realizzazione «di colonne sonore e video per gli spettacoli Caligola, Delirio Metropolitano e Fedra Suspect», oltre ad avere «realizzato videoclip per varie band tra cui Macelleria Mobile di Mezzanotte, MonoLogue e Miro Sassolini».
«La memoria e i corpi sono i due aspetti che più hanno indirizzato Daniele Vergni nella costruzione delle due videopoesie corrispondenti – ha scritto nella postafazione Dome Bulfaro – . Il corpo vocalico di Rosaria Lo Russo, con i suoi movimenti lineari o spiraliformi, guida la trama delle immagini sovrimpresse, ne detta la genesi iconica, determina gli accelerandi e rallentamenti che si susseguono, con scarti minimi, in molte clip video. A volte la stessa clip torna con una decelerazione contrapposta al crescendo vocale o musicale; altre volte invece costituisce un’armonia con la parola incarnata dall’autrice»