Lui ha messo 6 milioni di euro, la Regione 20. La manutenzione della Villa reale di Monza costerà circa 800mila euro all’anno, le entrate dei subconcessionari gli assicurano circa 1 milione di euro all’anno. È Attilio Navarra, per la prima volta, a rivelare esplicitamente i numeri dell’operazione che ha portato la sua Italiana costruzioni al recupero della reggia e alla gestione per oltre vent’anni. E succede nei giorni in cui si aspettava la sentenza del Tar sul ricorso dei comitati, sentenza che invece non è arrivata.
«Il ricorso è stato trattenuto in decisione»: così il Tribunale amministrativo regionale si è espresso mercoledì 4 novembre davanti al ricorso presentato nel novembre 2011 dal Comitato “La Villa Reale è anche mia” contro il bando di gara per il restauro e la gestione della Reggia. «La formula – spiega Lorenzo Lamperti, direttore del Consorzio – indica che il materiale raccolto finora è sufficiente per formulare un giudizio, ma il tribunale si riserva del tempo per decidere».
Quindici, venti giorni di attesa è quello che si aspettano gli avvocati delle parti. Nel frattempo in città i due fronti non sono mai stati tanto contrapposti. Da una parte Attilio Navarra, presidente di Italiana Costruzioni che si è aggiudicato il bando, ha concluso i restauri e da settembre gestisce corpo centrale della reggia, ostenta sicurezza. «L’udienza è un non problema. La mia priorità ora è far capire che la Villa è un bene unitario e non un condominio spezzettato tra tanti condomini. È un progetto ambizioso perché a Monza è stato realizzato il primo project financing che vede un privato impegnato a restaurare e gestire un bene pubblico, storico e monumentale, ma il Modello Monza funziona e può essere esportato anche in altre realtà italiane».
Alle critiche che sono piovute in abbondanza dopo le ultime manifestazioni in Villa (il salone degli sposi e la prevista festa di Halloween
poi spostata al Saint Georges) replica: «Sulla festa di Halloween ammetto uno scivolone di comunicazione. Ma non vedo nulla di male nel festeggiare Halloween anche in Villa come succede al museo Egizio di Torino o alla Casa Bianca. Non trovo nemmeno fuori luogo il salone del matrimonio che ha avuto successo. Ritengo che la proposta culturale debba essere democratica purché sobria: amo la musica classica e il jazz, ma chi dice che non sia giusto anche portare in villa della musica da discoteca per avvicinare un pubblico più giovane?».
Non sa spiegarsi Attilio Navarra chi continua a temere un uso “privatistico” della reggia: «Potevo capire le preoccupazioni all’inizio dei lavori, proprio perché siamo stati pionieri, ma adesso che il restauro è stato completato e che si è definito un programma culturale, non capisco queste perplessità. Come imprenditore cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, mentre mi sono accorto che le critiche sono quasi sempre distruttive».
Poi i numeri, appunto: 6 milioni di euro da Navarra, 20 dalla Regione, 600mila euro di spese all’anno e un milione di entrate dalla subconcessioni.
Numeri che non convincono il Comitato “La Villa Reale è anche mia”: «I gestori stanno trasformando la Villa in una location commerciale che consentirà loro enormi guadagni senza alcun vantaggio per il pubblico che pure ha pagato il restauro-dice Bianca Montrasio, referente del Comitato- e ciò senza che nessuno degli enti preposti (Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza, Consorzio) sembri esercitare il controllo dovuto sulle attività che si svolgeranno nella Villa reale di Monza».