Una petizione online da quasi 47mila firme (firma qui) . L’ordine degli ingegneri di Monza e Brianza che si mobilita di sua spontanea volontà per salvarli. E ora anche che i politici regionali alzano le barricate per difendere la quarantina di tram storici che Atm, proprietaria, vuole vendere al migliore offerente per liberarsene e contestualmente svuotare il vecchio deposito di Desio.
Il consigliere regionale della Lega, Alessandro Corbetta (primo firmatario), e il presidente della Commissione Cultura, Curzio Trezzani, hanno firmato un’interrogazione presentata nella giornata di giovedì 11 ottobre al Pirellone dove chiedono alla giunta di Attilio Fontana di «adottare ogni provvedimento al fine di salvaguardare, quali beni storici, i tram del deposito desiano». «Siamo del parere – affermano i consiglieri leghisti – che l’appello dell’Ordine degli Ingegneri di Monza e Brianza non vada fatto cadere nel vuoto e che si debba fare il possibile per evitare una scelta che distruggerebbe letteralmente un patrimonio storico di assoluta rilevanza».
L’appello degli ingegneri brianzoli è stato lanciato proprio dalle colonne de il Cittadino: il presidente Pierpaolo Cicchiello, ha infatti preso posizione spiegando che «come ingegneri della Provincia MB non possiamo tacere di fronte a questa scelta che non condividiamo e che si configura come una perdita di un patrimonio storico – scientifico lasciato in eredità in particolare dai nostri avi. Fra questi sicuramente hanno avuto un ruolo chiave gli ingegneri che, oltre un secolo fa, furono in grado di dotare tutta l’area milanese, e in particolare la Brianza, di un’infrastruttura di trasporto fondamentale per la mobilità delle persone che, negli anni prima della Seconda guerra mondiale, era persino più estesa della rete ferroviaria. Basti pensare che da Carate si arrivava a Milano passando da Desio o da Monza mentre la città capoluogo della Brianza era il maggior snodo tranviario italiano, con il famoso “direttone” che in diciotto minuti arrivava a Milano».
La demolizione dei tram, per Cicchiello, «è una vicenda che appare paradossale e sarebbe opportuno ripensarla, per prima cosa sospendendo il bando della demolizione che scade il 18 ottobre e passare ad un’azione ben diversa, coinvolgendo non solo Atm ma anche le istituzioni, dal Comune alla Regione visto che questi tram costituiscono un patrimonio della comunità. Evidenzio come la città di Milano manchi, a differenza delle capitali europee di riferimento, di un museo dedicato al trasporto pubblico ed in ogni caso una composizione storica di tram – visto che a Desio si trova ancora del materiale rotabile che potrebbe tornare sui binari – sarebbe anche un richiamo turistico che andrebbe al di là dei confini nazionali». Proprio in una visione che va «al di là dei nostri confini – aggiunge – ritengo che si potrebbe pensare a bandire un’asta per aggiudicare alcuni rotabili storici a musei esteri o appassionati, reperendo così delle risorse economiche anziché spenderle come prevede il bando della demolizione portato avanti da Atm».
«Si tratta di motrici e di materiale rotabile in massima parte risalente al periodo fra le due Guerre Mondiali e che non può essere semplicemente “venduto a rottame” come prevede il bando di gara dell’Atm, in quanto stiamo parlando di tram dall’alto valore storico e simbolico – proseguono i due politici leghisti -. Sarebbe invece auspicabile un loro recupero, considerato che alcune motrici possono essere rimesse in funzione e altre possono essere esposte come memoria del territorio, o utilizzate anche per altre finalità. Un’idea infatti potrebbe essere la realizzazione di un Museo dei Trasporti Milanesi e Lombardi, che racconti la storia del trasporto urbano dalla carrozza fino alle più moderne linee metropolitane. Di certo rottamare questo patrimonio culturale è la scelta peggiore che Atm potesse fare e confidiamo in un tempestivo ripensamento».