Strage del tallio a Nova Milanese: il nipote killer a processo il 18 giugno

Processo il 18 giugno per Mattia Del Zotto, il 27enne reo confesso di tre omicidi e cinque tentati omicidi per aver avvelenato i suoi famigliari col solfato di tallio, uccidendo la zia e i nonni paterni a Nova Milanese.
Nova Milanese: Mattia Del Zotto
Nova Milanese: Mattia Del Zotto

Processo il 18 giugno per Mattia Del Zotto, il 27enne reo confesso di tre omicidi e cinque tentati omicidi per aver avvelenato i suoi famigliari col solfato di tallio, uccidendo la zia e i nonni paterni a Nova Milanese. Questa la data fissata dal tribunale di Monza (gup Patrizia Gallucci) per l’udienza a carico di Del Zotto, che verrà giudicato col rito abbreviato, e che per il suo difensore, l’avvocato Silvia Letterio, è completamente incapace di intendere e volere.


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Una valutazione basata sulla perizia che il legale ha fatto eseguire sul suo assistito, ribattezzato il “purificatore”, visto che lui stesso, in preda a una sorta di delirio mistico, ha dichiarato di aver agito contro i suoi famigliari perché “impuri”.


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Di diverso avviso i periti nominati dalla procura, secondo i quali il novese era “parzialmente capace” al momento dell’ideazione del suo folle piano, ma perfettamente lucido nel momento dell’esecuzione dello stesso, concludendo una diagnosi di “parafrenia”.

I decessi del tallio risalgono allo scorso autunno. Inizialmente si era pensato all’ipotesi della contaminazione alimentare, poi ha preso piede quella del gesto doloso quando gli avvelenamenti non hanno riguardato solo gli abitanti di casa Del Zotto in via Fiume 12, ma anche i nonni materni distanti un chilometro. A quel punto, le indagini condotte dai carabinieri di Desio si sono concentrate sulla figura di Mattia Del Zotto, disoccupato e, negli ultimi anni, sempre più chiuso nei confronti del mondo esterno oltre che, secondo quanto emerso, ossessionato da letture e temi religiosi.
Tanto attento a cancellare tutte le tracce, quanto sbadato nel dimenticare la ricevuta d’acquisto del solfato di tallio, trovata in un ‘angolo’ dimenticato della posta elettronica. Da lì, i carabinieri hanno fatto emergere anche il carteggio tenuto dal giovane con l’azienda di Padova che ha fornito i 60 grammi di polvere letale.