«Ah, siete qui per me? Grazie per avermi fermato»: questa la frase che Claudio Giardiello avrebbe pronunciato rivolgendosi ai carabinieri che l’hanno arrestato alle Torri Bianche di Vimercate. L’hanno bloccato evidentemente prima che terminasse la sua “mattanza”. Dove era diretto? Probabilmente da un ex socio. Forse proprio lì, nelle Torri, oppure nella Bergamasca, dove ne risiede uno, attraverso la autostrada A4. Una frase che ha il sapore della liberazione. Con i carabinieri ha avuto un atteggiamento molto collaborativo, non ha opposto alcuna resistenza nonostante avesse in tasca la pistola ancora carica.
«È sotto choc» dice per lui il suo avvocato, il legale monzese Nadia Savoca. Lui, Giardiello, invece non parla. Si trova all’ospedale di Vimercate dove è entrato con le sue gambe. Soffre di diabete e durante la permanenza in caserma avrebbe lamentato un dolore al petto. Temendo un infarto i carabinieri hanno deciso di trasferirlo all’ospedale dove è stato sottoposto ad accertamenti e ai test per droga e alcol oltre che allo “stub” da parte della Scientifica, la prova per verificare l’utilizzo di armi da fuoco. In serata poi, attorno alle 19, è stato trasferito in carcere, a Monza.
Giardiello, una ex moglie e due figli, in passato sarebbe stato denunciato per moleste e ingiurie sempre nell’ambito dei rapporti di lavoro. A suo dire avrebbe subito una truffa da parte degli ex soci ai quali ha voluto farla pagare con la sua Beretta 7.65 detenuta legalmente con tanto di porto d’armi. Uno è riuscito a scamparla.