“Monsignor Gandini, un parroco, una basilica”, è il titolo della mostra allestita in sala Minoretti di via Cavour a Seregno, inaugurata sabato 12 marzo, che resterà in visione sino al 3 aprile. L’evento è stato promosso dalla biblioteca capitolare in collaborazione con il circolo culturale san Giuseppe, in occasione dei cento anni della nascita di monsignor Luigi Gandini, prevosto di Seregno per 31 anni dal 1964 al 1995, deceduto nel luglio di quell’anno, quando si trovava in vacanza in Val Masino, tra le sue montagne che tanto amava, pochi giorno dopo i festeggiamenti del suo 50esimo anniversario di ordinazione sacerdotale.
All’inaugurazione erano presenti il prevosto monsignor Bruno Molinari, il sindaco Alberto Rossi, Anna Sesana, nipote di Gandini, la presidente del circolo san Giuseppe Rosy Colombo oltre ai curatori della mostra Carlo Mariani, conservatore della biblioteca capitolare e Fabio Valtorta, che si è occupato della grafica.
La mostra presenta venticinque pannelli di foto ufficiali tratti da 34 volumi di immagini, conservati nella biblioteca capitolare Paolo Angelo Ballerini. Le fotografie presentano gli anni di ministero in Seregno del prevosto Gandini.
Dai lavori di ristrutturazione dell’allora collegiata san Giuseppe portati a termine dopo il suo insediamento in Seregno e che erano stati iniziati dal suo predecessore, il prevosto monsignor Bernardo Citterio, poi vescovo ausiliare di Milano. La chiesa madre di Seregno durante il ministero di Gandini era stata elevata a basilica romana minore nel 1981 da papa Giovanni Paolo II.
Altre immagini documentano i tanti momenti tra quelli di spicco della sua intensa attività pastorale, dalle diverse visite del cardinal Carlo Maria Martini, a quella del cardinal Joseph Ratzinger e di tanti altri prelati, sino a quella di Papa Giovani Paolo II, il 21 maggio 1983.
Alcuni pannelli riportano la passione in montagna di Gandini, che nato a Castello di Lecco, era socio onorario dei famosi “Ragni di Lecco”, coi quali nei momenti liberi partecipava alle ascensioni in roccia. E tanto altro. Tutti gli intervenuti all’inaugurazione hanno sottolineato la preziosa eredità spirituale, morale che ha lasciato e quella fisica nelle opere ancora presenti e radicate nella comunità cristiana e seregnese a cui era legatissimo.