Politica, Roberto Maroni conferma: non si ricandida alla presidenza della Lombardia

Le indiscrezioni della vigilia sono state confermate dal diretto interessato: Roberto Maroni non si ricandiderà alla presidenza della Regione Lombardia. “Resto a disposizione della Lega”.
Vimercate Roberto Maroni
Vimercate Roberto Maroni Fabrizio Radaelli

Le indiscrezioni della vigilia sono state confermate dal diretto interessato: Roberto Maroni non si ricandiderà alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni del 4 marzo 2018. “Motivi personali” ha ribadito nella conferenza stampa di fine mandato al Pirellone.


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Secondo quanto riferito da fonti di agenzia, avrebbe indicato nell’ex sindaco di Varese Attilio Fontana, leghista, il candidato a succedergli.

“Sono soddisfatto di quanto fatto. Non mi ricandiderò: decisione presa in autonomia, su valutazioni personali, per la quale chiedo rispetto”, ha spiegato.


In conferenza stampa Roberto Maroni ha passato in rassegna i punti salienti della sua legislatura, illustrati in “4 macroaree come una rosa camuna”. Azioni per territorio, welfare, sviluppo economico e riforme. Al centro naturalmente l’autonomia.

“Con l’autonomia chiudiamo in bellezza questa legislatura, condotta con una squadra eccezionale di assessori e collaboratori, che ringrazio. Sarà fatta entro le elezioni – ha detto Maroni – È la sfida conclusiva del mio mandato che si concluderà il 4 marzo, una sfida che voglio vincere: il 22 ottobre è stato un referendum storico, una sfida epocale. Abbiamo iniziato una trattativa col governo, senza il referendum non ci sarebbero stati i tavoli territoriali. Sono 23 le materie che possono essere trasferite. E il mio obiettivo è quello di firmare l’accordo entro le elezioni, possibilmente entro fine gennaio, sia sulle competenze sia sulle risorse. Domani a Roma spero di chiudere già sulle competenze”.

Una rinuncia dettata da motivi personali, ma non “familiari né di salute”. Maroni “si mette a disposizione della Lega”. La prospettiva va alla politica nazionale: un impegno da ministro o da presidente del consiglio in caso di vittoria delle elezioni da parte del centrodestra.

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