Anche le associazioni ambientaliste dicono no al completamento di Pedemontana e guardano con preoccupazione non solo la tratta D, ma anche tutte le altre sezioni della nascente autostrada, oltre a sollecitare un intervento concreto della politica a tutti i livelli.
«Ad incombere sono, in questo momento, la tratta B2 e la C. La tratta D è da venire ed è improbabile che la si realizzi nel suo tracciato progettuale. Coloro che rappresentano il territorio devono andare oltre gli appelli e cominciare ad indicare percorsi e proposte. Non resta molto tempo» ha fatto sapere il coordinatore dei gruppi a tutela dell’ambiente, l’arcorese Roberto Sala.
L’esponente degli ambientalisti spiega anche che si tratta di «una battaglia fino alla fine per impedire la realizzazione, o la strada della riduzione del danno, che però per portare da qualche parte deve essere tutta costruita. E parlare di mitigazione e compensazioni non basta se non si definiscono quantità, qualità e tipologia. Occorre infine avere coscienza che la battaglia per la riduzione del danno (corsie. trincee, svincoli, pedaggi), se non fatta solo per salvare la faccia, sarà difficilissima. A firmare la lettera indirizzata in Regione Lombardia sono in grande prevalenza sindaci di località sulla tratta D».
Partendo proprio da queste premesse i diversi gruppi che puntano a tutelare il territorio dall’impatto di Pedemontana hanno inviato in questi giorni una loro missiva ai sindaci Francesco Cereda di Vimercate e Maurizio Bono di Arcore, oltre ad altri rappresentanti politici per organizzare un confronto pubblico in Villa Borromeo ad Arcore tra il 9 e l’11 dicembre (la data è ancora da definire).
Lo stesso Sala sottolinea anche che « ora è il momento per chi vuole e cerca di fermare Pedemontana, di utilizzare tutti gli strumenti politici e giudiziari disponibili e percorribili, di proseguire con le segnalazioni anche presso i ministeri competenti e gli organismi economici nazionali ed europei che partecipano al finanziamento dell’autostrada informando sulle incongruità del progetto e smantellando la falsa narrazione che lo descrive come “green”. Per chi vuol ridurne il danno, di indicare le modalità che intende proporre, perché non sono sufficienti idee attraenti, ma è necessario considerare i vincoli progettuali e economici definiti dal percorso finora compiuto e le possibilità di introdurre modifiche anche e soprattutto a mezzo di un “pressing” politico nei confronti di coloro che ribadiscono l’impossibilità di modificare i contenuti di un progetto che passerà prossimamente alla fase esecutiva. Per chi Pedemontana vuol farla, di essere cosciente e consapevole che il bilancio per il territorio causato quest’opera sarà devastante per l’ambiente, molto incerto sul piano della redditività, dalla dubbia efficacia nella risoluzione dei problemi del traffico locale e che divorerà una quantità enorme di risorse destinabili altrimenti a costruire un futuro diverso per la mobilità e i trasporti in Brianza. Noi associazioni ribadiamo con forza ancora una volta la nostra contrarietà a Pedemontana».
Il progetto che interessa gran parte della Brianza ha generato anche altre reazioni e azioni ben oltre il Vimercatese. Alcune associazioni ambientaliste della Valle del Seveso hanno inviato nelle ultime settimane ben due lettere. La prima è stata indirizzata al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, mentre la seconda è stata spedita alla Bei (Banca europea per gli investimenti).
In entrambi i documenti gli ambientalisti hanno evidenziato i punti critici della nuova infrastruttura soprattutto per quanto riguarda l’impatto sul territorio locale, chiedendo in estrema sintesi di non finanziare il completamento dell’opera che sarebbe devastante per la Brianza.